sabato 15 giugno 2013

IL MARESCIALLO TITO

Meno male sta tirando un po' d'aria fresca...
La seconda giornata del Festival del cinema di animazione di Annecy comincia con un film fuori concorso insolito, Tito on ice, di Max Andersson e Helena Ahonen, entrambi presenti in sala. Ci raccontano gli autori che all'origine del film c'è un fumetto, Bosnian Flat Dog, realizzato da Andersson e da Lars Sjunnessan nel 1999.
In seguito alla realizzazione di questo libro, i due autori svedesi furono invitati, nel 2003 a compiere un giro della ex-Jugoslavia, con una mostra itinerante sul loro lavoro.
Da qui la decisione di realizzare un pupazzo di Tito, il controverso dittatore jugoslavo, uno zombie da conservare in frigo e portare con sé come compagno in auto. A documentare questo viaggio Helena Ahonen.
Dopo qualche tempo i registi hanno deciso di realizzare questa pellicola inserendo brani d'animazione realizzati con una pellicola vinta dal fumettista ad un festival di animazione di Stoccolma, quando la sua attività di fumettista si intrecciava con quella di filmmaker, e conservata per oltre vent'anni in un freezer.
La rocambolesca avventura produttiva del film rispecchia lo spirito del documentario stesso: una montagna russa di incontri e scoperte in un paese frammentato da una guerra interna e scisso in nuovi stati, che condividono insieme una riscoperta dei propri valori proprio attraverso le ferite ricevute: l'atmosfera inquietante dei controlli ai confini viene smorzata da improvvisati set fotografici in cui tutti i doganieri vogliono una foto con il Tito Zombie, ma anche incontri con l'arte spontanea nata dalle case devastate, o nuove forme di artigianato che sfruttano gli innumerevoli bussolotti di armi, o le improbabili collezioni di mirabilia come i pupazzi mutanti dei personaggi Disney che circolavano sotto il comunismo.
Il tutto accompagnato da un'animazione grezza, artigianale che ben sintetizza alcuni momenti e dono ritmo alle interviste. Un viaggio per scoprire come la realtà possa essere possa essere molto più strana della finzione.
La selezione di cortometraggi in concorso che vi presentiamo oggi comprende: Chemin faisant, di Georges Schwizgebel, che unisce la sua maestria nell'animazione di pittura, un gran senso del ritmo in un racconto in cui viene narrata l'attività di pensare camminando; Betty's Blues,di Rémi Vandenite, che utilizza stop motion e animazione 2D per raccontare un brano di blues su una leggenda diffusa a New Orleans, di un malcapitato musicista di colore che si ritrova a dover fronteggiare il KKK; Subconscious Password, di Chris Landreth, che continua la linea del suo "psicorealismo", ovvero con la visualizzazione di ciò che succede internamente ai suoi personaggi, o con segni fisici sui personaggi, come in Ryan, o con un viaggio nella mente del protagonista, come in questo suo nuovo lavoro dove vediamo cosa succede nel nostro cervello quando non ci ricordiamo il nome di una persona che dovremmo conoscere; Dji. Death Fails, di Dmitri Voloshin, in cui la morte si contende un'anima con una rianimazione fortuita.
La sezione successiva è stata quella dei cortometraggi su commissione in concorso, che include video musicali, spot e filmati didattici, tra questi vi segnaliamo: Stuck in the Sound "Let's Go", di Alexis Beaumont e Rémi Godin, un video musicale in cui un uomo persegue il sogno della sua vita con determinazione, diventare un astronauta, ma non sempre i sogni sono all'altezza delle aspettative; Uovokids, di Donato Sansone, è il promo per un festival della scienza rivolto principalmente ai bambini e realizzato da uno degli animatori italiani emergenti in questi ultimi anni; Shugo Takumaru "Katachi", di Przemyslaw Adamski e Katarzyna Kijek, un video musicale giocato con una sequenza di sagome che si accavallano l'una l'altra creando l'illusione del movimento.
Dumb ways to die, di Julian Frost, uno spot dallo stile grafico essenziale che racconta diversi modi stupidi per morire, per poi rivelarsi essere una campagna per la prevenzione degli incidenti nelle stazioni dei treni e della metro, molto divertente; What makes a hero, di Kirill Yeretsky, visualizzazione di una lezione di Matthew Winkler sull'arte tipo dell'eroe preparata per una delle lezione del TED.
Rollin' Safari, di Kyra Bushor, Anna Habermehl e Constantin Paeplow, una serie di intro per un festival di animazione in cui si immagina cosa succederebbe se tutti gli animali fossero tondi come palloni; Gotye "Easy way out", di Darcy Prendergast, video ufficiale del brano di Gotye che vede il cantante protagonista moltiplicarsi all'interno di una routine quotidiana degenerante.
La giornata si è conclusa con la visione di un evento speciale, la proiezione del lungometraggio Aya de Yopoung, di Marguerite Abouet e Clément Oubrerie, tratto dall'anonima serie a fumetti ad opera della regista, che racconta la vita di un gruppo di ragazze nella Yopoung di una Costa d'Avorio negli anni Settanta, quando ancora era forte la crescita economica del paese, c'era lavoro e le ragazze potevano avere l'ambizione di andare avanti negli studi ed emanciparsi dal sistema che le voleva solo spingere al matrimonio.
Ed è proprio questo lo spirito della protagonista, Aya desiderosa di studiare e diventare medico, nel mentre che le amiche si contendono lo scapolo più facoltoso sognando fughe romantiche verso Parigi. La pellicola è da segnalare per il tono lieve con cui vengono raccontati i vari episodi che lo compongono, dove tutto si risolve con leggerezza trovando una soluzione anche per le situazione più complesse. Un bell'omaggio alla gioventù e all'amore per la vita. Speriamo che la pellicola sbarchi presto anche in Italia.Tito on Ice, di Max Andersson e Helena Ahonen

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