domenica 30 luglio 2017

RETROSPETTIVA ZOMBI

Per la sua critica graffiante alla società capitalistica occidentale, George Andrew Romero (New York, 4 febbraio 1940 – Toronto, 16 luglio 2017) scelse il genere horror e una poetica che, a pochi giorni dalla sua scomparsa, ritorna sui nostri schermi, più attuale che mai. 
A proporre una mini retrospettiva del grande regista statunitense è infatti il Circolo Alcooligans di Lungavilla (via Roma 65b, all’area verde del Circolo Arci pesca), che domani alle 21.30 ospiterà “Gli zombi siamo noi”, serata tributo a Romero, con due proiezioni: La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead, 1968) e Zombi (Dawn of the Dead, 1978). «Ancora oggi il genere horror è considerato da buona parte della critica un sottogenere, come se tutto si riducesse a film splatter pieni di sangue e basta - dice Mirko Confaloniera del Circolo Alcooligans - Se in molti casi è così, il cinema di Romero ha invece rappresentato un genere di critica alla società con un pensiero sociologico, questi due film lo dimostrano. Il primo, è un film sovversivo che critica la società statunitense degli anni Sessanta, contro la Guerra Fredda e il razzismo; il secondo, ambientato negli anni ’80 in un centro commerciale, è una critica impietosa alla società dei consumi, è diventato un cult per gli amanti dell’horror». 
Padre spirituale per questi ultimi ma personaggio scomodo e “troppo poco commerciale” per chi sul consumismo costruiva affari milionari, Romero non ha avuto vita facile, nemmeno con le case di produzione che, più di una volta, gli chiusero le porte in faccia.«Ho sempre simpatizzato per gli zombie, hanno un che di rivoluzionario - diceva il regista - Rappresentano il popolo senza idee autonome che a un certo punto, stanco dei soprusi, si ribella. Noi questa reazione ce la siamo cercata e secondo me adesso è sempre più difficile tracciare la linea che divide un terrorista da un patriota». Ingresso libero. Con servizio bar/ristoro non-stop e, a seguire dj-set. . Info: www.casonefilm.org

LO TSUNAMI SULLA TAVOLA

Zombie TsunamiDopo il grande successo che ha ottenuto Vikings gone wild, Lucky Duck Games ci riprova, portando un altro gioco dallo smartphone al tavolo da gioco: Zombie Tsunami, titolo per 3 – 6 giocatori dai 14 anni in su, circa 30 minuti per partita opera di Vincent Vergonjeanne.
La campagna Kickstarter di questo gioco da tavolo è andata benissimo, quasi 85.000 dollari raccolti a fronte di un obiettivo di 10.000 dollari: praticamente tutti gli stretch goal raggiunti e quasi 1700 bakers entusiasti.
Ma cos’è Zombie Tsunami?
È un light game veramente semplice, veloce, ma con una interattività molto alta, adatto un po’ a tutti grazie anche all’espansione Zombird che lo rende un po’ più controllabile rispetto al base, perché in effetti l’alea è tanta e viene così leggermente mitigata.
Il vincitore è colui che alla fine di tre round avrà l’orda di zombi più numerosa di tutti. Gli zombi sono dei simpatici cubetti verdi di legno che hanno una faccina su un lato.
Per vincere, oltre a una buona dose di fortuna, dovrete essere bravi a collaborare con gli altri ma anche a tradirli, a comprare le carte giuste dal mercato e giocarle al momento opportuno.
Dei componenti non possiamo parlare visto che abbiamo ricevuto una copia prototipo e alcune migliorie sono state sbloccate proprio durante la campagna Kickstarter. Per quanto riguarda la parte grafica e delle illustrazioni, possiamo confermare rispecchia completamente la versione app, molto gradevole e ben curata.
Ogni giocatore riceve tre token, uno per ogni colore e una carta Bonus Segreto scelta a caso in base al numero dei giocatori.
Sopra al tabellone mettete il mercato composto dalle due carte permanenti e da un numero variabile di carte dato dal numero dei giocatori più 3 (in 4 giocatori saranno 7 carte più le due permanenti).
Preparate il mazzo della Strada tenendo da parte le carte con l’auto, il bus e l’aereo, che mischierete rispettivamente nel primo, secondo e terzo mazzetto composto da altre 5 carte scelte a caso.
Il mazzo della Strada avrà alla fine 18 carte. Mettetelo vicino al tabellone di gioco.
Il setup è completo, da qui non farete altro che seguire quello che è ben indicato sul tabellone: se ci sono raffigurati due zombi, ogni giocatore prende due zombi, se c’è una moneta, tutti prendono una moneta e così via.
Durante il round si rivela una carta del mazzo Strada alla volta e la si risolve immediatamente. Ci sono 4 tipi diversi di carte Strada:
  • Salto: tutti i giocatori lanciano i propri cubetti zombi. Se un cubetto finisce con la faccina verso l’alto, quello zombie muore e viene rimesso nella riserva. Se in qualsiasi momento del gioco rimanete senza zombi, ne prendete immediatamente uno dalla riserva.
  • Spinta: bisogna allearsi con gli altri giocatori per riuscire ad ottenere il numero di zombi necessari a spingere il veicolo. Ma attenzione alle carte bonus che vi portano a creare alleanze e tradimenti in base all’obiettivo…
  • Zombi/Moneta: ognuno può scegliere se guadagnare uno zombi o una moneta.
  • Civile/Bomba: ognuno può scegliere se prendere un civile o bombardare un avversario. Chi ha l’orda più grande è il primo a scegliere, poi si procede in senso orario. I civili, a fine round, diventano zombi da aggiungere alla propria orda. Le bombe uccidono tutti i civili di un avversario a scelta o, se non ne ha, uno zombi.
Quando si arriva alla Stella si attiva la fase mercato: tutti prendono una moneta e, a cominciare da chi ha l’orda più piccola, scelgono una carta dal mercato e ne applicano gli effetti.
Le carte bonus sono segrete e hanno un requisito da soddisfare per ottenere la ricompensa, poi vengono scartate. All’inizio di ogni round tutte le carte bonus, usate o no, vengono rimescolate e ridate ai giocatori.
In caso di parità per decretare il vincitore, i contendenti tirano tutti i dadi della propria orda, quello che perde meno zombi è il vincitore.
E in caso di ulteriore parità? Si va avanti a tirare dadi finché non si arriva ad un verdetto!
Questa espansione aggiunge carte nuove al mercato, alla Strada e 3 nuovi bonus Segreti. Ma la cosa più importante sono i due nuovi mazzi Eventi e Zombird che oltre a portare un po’ più di tattica al gioco, ne aumentano anche la longevità. Vediamo come.
Per prima cosa in fase di setup date a ogni giocatore una carta Zombird, questa viene tenuta in mano coperta.
Poi, all’inizio di ogni round, si pesca una carta evento, che vale per tutti, che può avere una dicitura “Adesso” (Now) oppure “In questo round” (This round). “Adesso” significa che potete risolverla immediatamente oppure passare, “In questo round” significa che potete risolverla quando volete durante il round. In ogni caso se la risolvete ottenete una carta Zombird.
Le carte Zombird aggiungono nuovi effetti a quelli già presenti nel base e permettono di variare parecchio anche le tattiche per soddisfare i requisiti delle carte bonus Segreto.
Il mio consiglio è di acquistare Zombie Tsunami con l’espansione: il gioco base da solo è proprio banale a parte la fase d’asta che mette un po’ di pepe alla partita grazie alle carte bonus Segreto.
Con Zombird questa fase diventa ancora più incerta e intrigante, ma è ovvio che dovete avere un gruppo a cui piacciono i giochi di bluff. L’alea è tanta e si sente, viene leggermente mitigata dalle carte Zombird, ma si tirano i dadi, tanti dadi.
Leggero, facile e veloce da spiegare, interazione alta, downtime quasi inesistente, leggermente tattico, divertente e caciarone, si presta a facili cattiverie e vendette ugualmente cattive, se il vostro gruppo ama tutto ciò allora dovete dargli una possibilità!
Zombie Tsunami al momento non è ancora sugli scaffali ma potete preordinarlo direttamente sul sito dedicato e la consegna è stimata per febbraio 2018, mentre sul nostro canale YouTube trovate un utilissimo e dettagliato videotutorial che vi proponiamo qui di seguito.

lunedì 24 luglio 2017

CIAO GIORGIO


La lunga sequenza iniziale dell’auto che percorre strade deserte con un commento musicale inquietante doveva essere presente a Stanley Kubrick quando concepì la sequenza iniziale di Shining, dodici anni dopo The Night of the Living Dead, che George Romero aveva girato con un budget molto limitato nel 1968 (114.000 dollari), scrivendolo, dirigendolo, fotografandolo, scegliendo la colonna sonora, montandolo con una febbre artigianale essenziale a un capolavoro del cinema indipendente.Il film, nelle sale, ebbe un successo devastante, e incassò 18 milioni di dollari. Siamo al crepuscolo: la ragazza wasp, bionda, elegante, leggermente isterica, viaggia per una campagna deserta su una strada sinuosa al fianco di un giovane uomo, che capiamo essere suo fratello, uno stronzo; si stanno recando a omaggiare la tomba del padre, sprezzato dal figlio e invece onorato ancora dalla brava fanciulla americana. La ragazza fa una considerazione “romantica” sulla dolcezza inquietante di quel crepuscolo estivo in cui ancora alle 8pm resiste una luce. Ma quella luce è il giorno che finisce, e sta per iniziare “la notte dei morti viventi”. George Romero, morto nel sonno nella notte di domenica 16 luglio 2017 a Los Angeles, a 77 anni per un tumore ai polmoni, in varie occasioni ha parlato di quel suo film magistrale, ma anche ora che è morto non abbiamo una sufficiente sua rivendicazione della “politicità” di quel film, della sua forza metaforica di denuncia di una società intimamente terrorizzata, alienata, corrotta, e in dialogo con la morte di massa. Tra le cose che ha detto, c’era lo stupore per avere avuto una intera carriera cinematografica connotata dagli zombie: il vero orrore, per lui, erano sempre stati i vicini di casa («Nothing scarier than the neighbors!»). Romero riusciva a fare paura senza esagerare con gli effetti speciali: certo, dopo pochi minuti in Night of the Living Dead c’è lo schiaffo del primo piano di un teschio decomposto con un bulbo oculare prominente, ma l’essenza del suo crescendo di terrore consiste appunto nella diffidenza verso l’altro, del vivo che non conosci più che del morto vivente che almeno conosci.


Stephen King, Sam Raimi, Guillermo Del Toro, Eli Roth, maestri di ben diversi capolavori letterari e cinematografici horror, sono stati i primi a tweettare il proprio sincero cordoglio per la morte del maestro di origini cubane. Solo Stephen King appartiene pienamente al mondo in cui Romero si espresse, e precisamente The Dead Zone (1979) è il suo libro più affine alla “politicità” dell’orrore “ordinario” innestato nelle budella della società americana di allora e – potremmo dire – della nostra società occidentale di oggi. Oggi noi stessi comprendiamo quanto il nostro destino individuale sia totalmente precario non solo per accadimenti individuali (malattie, incidenti) ma anche per “epidemie di follia e di orrore”; il terrorismo islamista ormai introiettato nel nostro sistema di allerta è in grado (come abbiamo visto nella catastrofe di piazza San Carlo a Torino il mese scorso) di mettere in pochi secondi in pericolo di vita porzioni di massa, ovvero folle adunate per amene convention sociali. La psicosi dell’Altro può ucciderci in un baleno senza che l’Altro ci sia, nella piazza, perché l’Altro che potrebbe ucciderci è ormai un virus dentro il nostro sistema immunitario, pronto a scaricare adrenalina irrazionale e pericolosa.
Il vicino oggi è il medio oriente, o il ragazzo arabo di una banlieue, o un tipo con la barba un po’ incazzato con uno zainetto nella metro… Nel cimitero di campagna in Pennsylvania di Romero la radio nell’auto sta spiegando che qualcosa di strano sta capitando, ma il fratello stronzo (stronzo perché indifferente agli altri e quindi anche alla attualità dei notiziari) spegne la radio mentre stanno dicendo che una misteriosa epidemia si è diffusa dopo il rientro dallo spazio di una navicella dal pianeta Venere. Alien, per Romero, è piccolo come un virus, e non è ancora la feroce macchina da guerra divora-uomini che sarà in Alien di Ridley Scott. L’altro, l’alieno, infine nella casupola dove si rifugiano e barricano gli estranei costretti a condividere la lotta per la sopravvivenza è il “negro” Ben, il miglior personaggio di quel film: intelligente, intuitivo (lui per primo scopre che per eliminare un walking dead occorre macellargli il cervello), “caring”, è avversato da un bianco ignorante e idiota, che diffida di lui dopo aver visto lo sfacelo della propria famigliola perfetta al primo assalto zombie. Il decennio sovversivo dei giovani hippie libertari e sessuali, il decennio della battaglia per i diritti civili degli afroamericani, il decennio del Vietnam dove a morire andavano i giovani poveracci bianchi, neri e ispanici al comando di generali wasp, si infilano come mani voraci di zombie in quella casetta barricata che somiglia moltissimo a un dramma da camera di Arthur Miller.Sesso e morte – diceva il Marquis de Sade –, sono poli di uno stesso estremo, e come in ogni horror anche in Night of the Living Dead scorre sottile una blanda vena erotica: la brava girl che correndo perde le scarpine come Cenerentola inseguita dalla mezzanotte e resta con collant smagliati; Ben il bell’uomo nero che si china ai suoi piedi feriti nel bunker di legno e li medica, la biondina isterica che urla nella crisi di terrore e il forte uomo afro che la stringe con forza e la placa… Il cannibalismo, anche quello dello zombie, ha una forte traccia ancestrale, perché affondare i denti in una carne viva (il titolo della sceneggiatura originale di Romero era Night of the flesh eaters) ha un suo che molto sessuale; non ci mordicchiamo e graffiamo all’apice di un amplesso che ci fa perdere il controllo? Non “assaltiamo” il corpo del nostro partner avidi di vita e della sua energia?
Il successo del 1968 portò a un primo e un secondo sequel della epopea zombie: Dawn of the dead nel 1978, consapevolmente o meno, rende lampante la critica sociale di Romero; ancora una epidemia catastrofica sfascia il mondo capitalista e consumista e regredisce la società alla preistoria selvaggia; uno degli ultimi baluardi, un elicottero di militari, atterra su un mall, su una grande magazzino; quando dal soffitto Romero inquadra in campo lungo dentro il supermercato vede noi, oggi, noi ancora oggi, vagare come zombie attraverso le corsie piene di carne surgelata, cibo surgelato, cibo bio cellofanato. Noi tutti siamo zombie, chiaramente significava Romero.Quando recentemente ha incontrato Greg Nicotero, regista della lunga e fortunata serie tv The Walking Dead, Romero è stato quasi sgarbato: ha detto che ha apprezzato l’originale graphic novel di Robert Kirkman, ma che la serie tv non è che una infinita sequenza “gore”, ovvero uno “splatter” infinito, un noioso e interminabile virtuosismo di trucco e effetti speciali: come si potrebbe in una serie del genere, in mezzo a questi zombie, fare un discorso in qualche mondo “politico”? – ha detto.
È vero, ma come fan di The Walking Dead non possiamo che essere clementi: la catastrofe finale, l’epidemia devastante planetaria, lo studio accurato di serissimi manuali come quello del figlio di Mel Brooks, Max (Manuale per sopravvivere agli zombi) e di definitivamente scoraggianti romanzi e film come World War Z (ancora scritto da Max Brooks e prodotto e interpretato da Brad Pitt, dove gli zombie oltre che pullulanti sono pure maledettamente veloci come topi) per noi oggi è solo questione di attesa. Romero poteva ancora fare un film “politico” nel 1968 perché in qualche modo ipocrisia sociale, famiglia fittizia, moralismo sessuale, discriminazione razziale, degenerazione consumistica gli parevano ancora debellabili. Romero ha passato gli ultimi decenni della sua vita a sorridere coccolato nei festival cinematografici di tutto il mondo come un maestro.
Oggi, rivedendo The Night of the Living Dead, abbiamo di nuovo paura, e anche il nostro vicino di casa, così per bene (che ci saluti o no), a dirla tutta non ci convince per niente.

domenica 16 luglio 2017

TENIAMO CON DEGLI ZOMBI

Mercoledì 12 luglio alle ore 20.45, nell’ambito della Rassegna “Autori a Corte”, si terrà presso la libreria Ibs+Libraccio la presentazione, in anteprima assoluta, del libro “Non abbiamo tenuto conto degli zombie” di Leonardo Veronesi e Giorgia Pizzirani (casa editrice La Carmelina). Ne parlerà con gli autori il noto conduttore radiofonico e scrittore Paolo De Grandis.
Il volume nasce dall’incontro tra il musicista Leonardo Veronesi e la scrittrice Giorgia Pizzirani. Partendo dal recente album di Leonardo Veronesi “Non hai tenuto conto degli zombie”, il raccontarsi di Leonardo, vita e carriera artistica, si intreccia con i racconti surreali, ispirati ai testi delle canzoni, che Giorgia crea esplorando sé e gli altri con occhi attenti e indagatori. Il libro, impreziosito dalla prefazione dello scrittore pop underground Gianluca Morozzi si completa con i testi integrali dei brani citati nella narrazione e le testimonianze di musicisti e scrittori amici e estimatori dei due autori (Manuel Maverna – Music Map; Marco Dondarini e Davide Dalfiume – comici di Zelig; Paolo De Grandis – conduttore radiofonico e scrittore; Stefano Bottoni – ideatore di Buskers Festival; Patrizia Benetti – scrittrice noir).
“Non abbiamo tenuto conto degli zombie“ è un dialogo a due voci. Leonardo Veronesi ha scritto frammenti di vita e aneddoti che hanno portato alla creazione dei brani da lui composti che Giorgia Pizzirani ha scelto per trasformarli in racconti. Idealmente si è partiti dall’ultimo album di Veronesi per sviluppare il progetto in ogni direzione possibile e anche il libro come l’album vede al centro il concetto di “Zombie” percepito fuori e dentro di noi. Tutti noi rischiamo di diventare Zombie ogni volta che usiamo male la nostra capacità di comprendere il mondo. Però esiste un antidoto o delle “parole magiche” come la capacità di dire “ho sbagliato”, “non avevo approfondito adeguatamente l’argomento”: l’autocritica e la comprensione degli eventi senza utilizzare preconcetti. Zombie inteso come mostro oppure come condizione mentale. Il rischio contagio è davvero notevole: ognuno di noi se non apre la sua mente agli altri potrebbe trasformarsi in Zombie perché non occorre avere le sembianze tipiche iconoclastiche della cinematografia classica horror per essere uno Zombie, basta sentirsi tale.
Veronesi, alla sua prima prova letteraria si definisce “una specie di di Forrest Gump che seduto sulla panchina della fermata del tram dei desideri racconta se stesso condividendo riflessioni che hanno portato appunto alla scrittura di alcune delle canzoni pubblicate dal 2008 ad oggi”. In Veronesi autore prevale l’ironia applicata al quotidiano con i suoi continui imprevisti, e si affianca a pensieri più profondi sulla fede, i valori, l’amicizia, la musica, le donne, la famiglia, gli affetti, il lavoro, la vita e la morte.
In parallelo la Pizzirani propone racconti che parlano di normali e diversi, ma ciascuno dei lettori può scegliere chi è; chi tra i personaggi fa parte di uno schieramento e chi dell’altro non è dato saperlo dall’alto. Lo Zombie, nessuno ci dirà chi è realmente: se è quello diverso e originale, o se è quello che fa quello che fanno tutti gli altri, proprio perché forte del fatto che lo fanno tutti gli altri.
Un libro interattivo che coinvolgerà anche il lettore fin dalle prime pagine sia attraverso la richiesta di esperienze simili che saranno raccolte e pubblicate in un “sequel” sia per la possibilità di scaricare gratuitamente per chi acquista il libro la musica di Veronesi dal suo sito con una password che sarà indicata nel libro. Musica creata appositamente per chi leggerà il libro che aiuta a costruire un mondo in cui lasciar entrare le parole e musica tratta dal suo repertorio live. Il libro e’ un incrocio di pensieri che partono da una sensibilità comune: Giorgia si è lasciata trasportare dalle canzoni per dare spazio alla fantasia mentre Leonardo ha usato una scrittura diversa da quella che utilizza per comporre e si è messo a nudo con autenticità attraversando passato presente e futuro.
Un libro molto particolare, ricco di spunti che passano dal reale al fantastico senza confini netti, un libro che instaura un dialogo immediato con il lettore e alla fine si conclude con un appello: “Adesso è il tuo momento, caro lettore che sei arrivato alla fine di questo libro. Ti lasciamo un foglio bianco a disposizione e, se le nostre parole ti hanno stimolato e risvegliato ricordi, potrai scrivere qualcosa di tuo e tenere solo per te i tuoi pensieri, riappropriarti di quella privacy ormai cancellata dalla schiavitù ai social dove si comunica tutto ciò che succede ancora prima che accada mescolando spesso realtà e finzione. Ritroverai il gusto di scrivere con la penna senza tastiera e senza il filtro asettico di uno schermo. Se però vorrai, potrai partecipare ad un progetto: scrivi parole, riflessioni, considerazioni, o magari un racconto sul tuo rapporto con gli Zombie, con le tue paure, con l’Imprevisto, sugli accadimenti che sovvertono i nostri equilibri e invia al nostro indirizzo di posta elettronica con i tuoi dati di riferimento. Le storie più significative che riceveremo saranno raccolte in una nuova pubblicazione, che diventerà il seguito di questo libro”.

PICCOLI GIORNI

La storia di DAYZ la conosciamo tutti: nato come mod di ArmA II: Combined Operations, ha moltiplicato le vendite dell'espansione e totalizzato in breve tempo oltre cinquecentomila giocatori. Quando finalmente Bohemia Interactive ne ha fatto un prodotto stand alone, il titolo ha piazzato rapidamente tre milioni di copie mentre continuava a evolversi nella struttura e nelle meccaniche. Nell'ottica di sfruttare al massimo la popolarità di DAYZ, gli sviluppatori hanno pensato bene di creare un piccolo ma interessante browser game gratuito, Mini DAYZ, che utilizzava i medesimi elementi survival pur puntando su di una realizzazione tecnica basilare, in stile pixel art. Ebbene, Mini DAYZ ha fatto il proprio debutto anche sui dispositivi iOS e Android, scatenando ancora una volta l'entusiasmo rispetto a un'esperienza che sembra rimasta fedele allo spirito originale: il download è gratuito e non ci sono acquisti in-app. Al di là di questo, come si presenta il gioco? Selezionato il sistema di controllo che preferiamo fra i comandi diretti con stick virtuale o una soluzione vicina agli RTS, "tocca e vai", questo piccolo survival ci prende per mano attraverso alcune delle sue situazioni tipiche, in un breve ma valido tutorial. Dopodiché, come si suol dire, starà a noi cercare di sopravvivere... Strutturalmente Mini DAYZ è molto semplice: il gioco genera casualmente una mappa che è possibile consultare in qualsiasi momento e che alterna zone con vegetazione fitta e insediamenti urbani ormai abbandonati, spesso e volentieri pieni di zombie vaganti che ci correranno incontro nonLo zainetto di partenza non ci permetterà di portare molte cose, dunque sarà il caso di cercarne uno più capiente, ma tutto accadrà in base alla fortuna: potremmo trovare case zeppe di viveri ed equipaggiamento, ma anche zone completamente vuote e desolate, magari con un bel po' di zombie ad attenderci. La gestione degli oggetti in Mini DAYZ è abbastanza semplice e intuitiva, ad esempio è possibile strappare la maglietta e ricavarne delle bende qualora si sia stati attaccati e si perda sangue. Sono però proprio i combattimenti a far storcere il naso: la grafica in pixel art, con i personaggi minuscoli, impedisce di capire bene con che tipo di nemico si ha a che fare, il che può avere conseguenze disastrose sulle nostre probabilità di sopravvivere. Sia l'uso di armi da botta che da fuoco risulta inoltre caotico, un'alternanza di meccanismi automatici e manuali che spesso e volentieri mette in difficoltà, facendoci subire danni che pensavamo di poter evitare. Al di là di questi spigoli, che magari verranno limati con i prossimi aggiornamenti, non c'è però dubbio che Mini DAYZ offra un'esperienza gradevole e coinvolgente, il tutto a costo zero. appena si accorgeranno della nostra presenza. L'obiettivo è naturalmente quello di sopravvivere il più a lungo possibile, dunque non solo dovremo fare in modo di evitare o gestire in modo intelligente lo scontro con i non-morti, in grado di infliggerci danni significativi non appena gliene diamo l'occasione, ma avremo anche l'obbligo di trovare cibo, acqua, vestiti, armi e materiali utili ad andare avanti.
 Mini DAYZ, l'alba dei mini morti viventi

domenica 2 luglio 2017

LA NOTTE DEGLI ZOMBI

Venerdì 7 luglio Finalborgo diventerà il teatro di una vera e propria sfida fra terrificanti zombie e i loro cacciatori. Ma nulla di cui avere paura, naturalmente! Anzi, sarà un gioco bellissimo. Infatti, come avevamo anticipato su Savonanews, la “Zombie Night” rientrerà nel ricco e variegato programma di “Burtomics”, evento dedicato ai fumetti, ai cartoons, al retro-gaming, al cosplay e ai giochi di ruolo (leggi articolo QUI).
Ma soffermiamoci un attimo proprio sulla Zombie Night, evento atteso da grandi e piccini. Ed è proprio il caso di dire così, visto che essa si articola in due sezioni, una pomeridiana di intrattenimento per i bimbi e una serale per far giocare gli adulti.
Partiamo sull’evento per adulti, dal titolo: Zombie night 2 - "L’Apocalisse e la Speranza"

Ecco la trama: Dopo un anno dal disastroso incidente che ha portato alla contaminazione di tutta la zona del finalese la situazione è drammatica: gli zombie si sono organizzati e hanno sviluppato una sinistra e rozza intelligenza. Ora cacciano in orde spietate e assetate di sangue. I viveri, le medicine e le munizioni sono sempre più scarse. Ai sopravvissuti sono rimasti solo pochi inutili nascondigli. Ma all’improvviso prende forma una speranza e si sparge la voce che esiste una possibilità di salvezza; una ragazza, soprannominata “l’Angelo”. Nel suo sangue c’è la chiave per la cura dell’epidemia ma non sarà facile trovarla. La sfida per la sopravvivenza ha inizio venerdì 7 luglio alle ore 21 a Finalborgo.
Naturalmente, come ogni gioco di ruolo che si rispetti, ci si divide, appunto, in base al proprio ruolo: chi è zombie deve cercare il cibo nascosto nelle vie di Finalborgo per nutrire e far crescere il branco, inseguire i sopravvissuti per rubare i loro rifornimenti, catturare i sopravvissuti per zombificarli e aumentare le schiere di non morti, diventa il capoguerra supremo di un nuovo mondo sul quale dominare incontrastato.

Chi invece interpreta il sopravvissuto deve trovare i generi di prima necessità necessari alla sopravvivenza del gruppo, scoprire gli indizi per usare nuove armi contro gli zombie, decifrare la mappa e i messaggi del misterioso Dottor Vega per scoprire dove si nasconde l’Angelo, battere sul tempo gli altri sopravvissuti e portare in salvo l’unica speranza per la salvezza della razza umana.

Tutti gli appassionati però devono affrettarsi: sono soltanto 60 i posti disponibili (5 orde di zombie e 2 squadre di superstiti). Inoltre è fortemente consigliato munirsi di torcia.

INFO e PRENOTAZIONI
burtomics.giocozombie@gmail.com

COSTO BIGLIETTO 10 €

GIOCO RISERVATO AI MAGGIORI DI 16 ANNI
Veniamo ora alla parte più “leggera” di questo zombie-game, cioè quella dedicata ai bambini: si chiama “Little Zombie Game” e, naturalmente, pur riletta nella giusta chiave giocosa, ha una trama di tutto rispetto. Uno strano ed oscuro esperimento si è concluso nel peggiore dei modi proprio nel centro di Finalborgo. Tutti i bambini dai 6 ai 14 anni si sono trasformati in temibili zombie!
Visto che la situazione è ormai disperata tanto vale adattarsi a questo nuovo mondo e cercare di battere le altre orde di zombie che si stanno organizzando. Venerdì 7 luglio a partire dalle 17.00 i bambini saranno pronti a trasformarsi in agguerriti e pericolosi cadaveri ambulanti grazie all’aiuto del validissimo staff di truccatori di Burtomics, dopodiché formeranno un’orda di amici con i quali affrontare la sfida e competeranno a squadre per le vie di Finalborgo alla ricerca delle risorse indispensabili per rendere sempre più forte la propria gang. Il vincitore sarà proclamato capoguerra incontrastato di tutti gli zombie.

MAX PARTECIPANTI 50
COSTO PARTECIPAZIONE € 5
INFO e PRENOTAZIONI: burtomics@gmail.com (SPECIFICARE NELL'OGGETTO: "LITTLE ZOMBIE GAME")