sabato 26 gennaio 2013

IL RITORNO DEL SOPRAVISSUTO

 Sta riposando il cucciolo ne approfitto per dirvi che...J. L. Bourne è un ufficiale Usa con un debole per la scrittura e per gli zombie…. Ha iniziato la stesura del suo Day by Day Armageddon nel bel mezzo delle campagne militari Usa in Iraq e Afghanistan. Un memoriale dalla fine del mondo, costruito attraverso brevi post su internet. Il racconto, pragmatico e realistico, della trasformazione della normale vita di un americano medio nella quotidiana lotta per la sopravvivenza. Una formula che ha saputo catturare l’attenzione di una vasta audience trasformando il blog-zomb in un romanzo, anzi in una trilogia. 
Diario di un sopravvissuto agli zombie è stato pubblicato in Italia lo scorso autunno dalla casa editrice Multiplayer.it. Anche il pubblico nostrano ha dimostrato di apprezzare il taglio dell’opera che è andata esaurita in pochi mesi, guadagnandosi una seconda edizione e una versione digitale. A marzo la Multiplayer scommetterà ancora su Bourne (a destra nella foto) con la seconda avventura dei suoi survivor texani, Diario di un sopravvissuto aglizombie – Oltre L’esilio. Lo spirito del libro è riassunto dallo stesso autore in una nota introduttiva: «Il romanzo che avete tra le mani riprende la storia nel punto in cui l’avevamo lasciata, con il nostro narratore e i pochi superstiti di un inimmaginabile cataclisma planetario rifugiati all’interno dell’Hotel 23. Seguiteli nel loro viaggio apocalittico e provate a immaginare, anche solo per un secondo, che al loro posto potreste esserci voi».Dopo essere sopravvissuto a numerose prove e avventure nel primo volume di Diario di un Sopravvissuto agli Zombie, il protagonista e il suo vicino di casa John riescono a sfuggire alla distruzione nucleare della città texana di San Antonio, decisa dal governo, trovando riparo in una base missilistica strategica abbandonata, chiamata dai suoi precedenti occupanti Hotel 23. Al loro arrivo, attraverso un debole segnale radio, ricevono un messaggio: una famiglia di superstiti si è chiusa in una soffitta e sotto di loro brancola un numero indefinito di morti viventi. Un uomo di nome William, sua moglie Janet e la loro giovane figlia Laura sono tutto ciò che rimane della loro comunità. Dopo essere riuscita miracolosamente a salvarsi, la famiglia si unisce al nostro protagonista nella lotta per la sopravvivenza. Ma anche questo potrebbe non bastare in un mondo di morte, uno scenario post-apocalittico in cui perfino un piccolo taglio infetto, per non parlare di milioni di zombie, può ucciderli e fare entrare anche loro a far parte dell’orribile orda dei morti viventi.

ANCORA VOGLIA DI UCCIDERE I MORTI?


Sta riposando il mio nuovo amico...con gli altri ancora non ho allacciato...non mi sono fidato dei morti figuriamoci dei vivi...Volevo dirvi comunque se non siete ancora stufi di uccidere gli zombie sul vostro dispositivo iOS, allora potreste certamente gioire alla notizia dell’arrivo di un prossimo prodotto dedicato ai non morti. Difatti se, nonostante tutti i prodotti del genere approdati in app Store, siete ancora interessati all’argomento,Bulkypix ha un nuovo gioco in serbo per voi. Il titolo di prossima uscita prenderà il nome di Redneck Revenge. In basso il primo trailer. Revenge: A Zombie Roadtrip (questo il nome completo) è un’avventura in stile cartoon con protagonista il proprietario di un bar che si trova improvvisamente accerchiato da creature affamate della sua carne. Il gioco offrirà ben trenta livelli di gioco progressivi, in cui sbudellare le varie creature della notte, che tentano di fare uno spuntino con il nostro corpo.
Quello in alto, purtroppo, è solo un teaser trailer, che per quanto possa rendere l’idea del prodotto, non mostra alcunché del gameplay.Inoltre, scarseggiano anche le informazioni su prezzo e data di release, e come spesso accade in questi casi, la release di Redneck Revenge si cela dietro un classico “coming soon”.

ALICE NEL PAESE DEI MORTI VIVENTI


Mentre mi coccolo il mio cucciolo di jack russel appena trovato in questa base..ho da dirvi che
Gena Showalter ha milioni di lettrici (e anche lettori, perchè no?) sparsi in tutto il mondo e anche in Italia grazie alla collana da edicola Bluenocturne della Harlequin-Mondadori (serie Lords of the Underworld; Angel of the Dark e Atlantis), ha conquistato migliaia di lettori.
Ora la Harlequin pubblica in formato ebook (e speriamo in seguito in formato cartaceo), disponibile dal 23 gennaio 2013, il romanzo Alice in Zombieland (Alice in Zombieland, 2012) primo titolo della serie White Rabbit Chronicles (il secondo volume sarà Through the Zombie Glass, la cui pubblicazione negli Usa è prevista per il Settembre del 2013).
Si tratta di un horror/paranormal romance, rivisitazione del genere “zombie cattivi e affamati” più che del romanzo della famosa Alice di Lewis Carroll.
Gena Showalter dopo tanti romanzi rivolti a lettori ben adulti ha scritto questo romanzo rivolto a lettori YA e negli Usa ha avuto un notevole successo.
La protagonista è una ragazza di sedici anni, di nome Alice Bell, che in una sola notte perde tutta la sua famiglia in un incidente d’auto: muoiono madre, l’adorata sorellina e il padre che quando era in vita aveva un comportamento che poteva passare quasi da paranoico in quanto non permetteva alla famiglia di fare certe cose, forse perché lui riusciva a vedere cose che il resto dei suoi famigliari non vedevano.
Alice rimasta completamente sola si deve traferire dai nonni, è sconvolta dalla perdita dei suoi cari, dal cambio di abitudini e della scuola ma la cosa peggiore è che lei ora inizia a vedere gli zombie.
Gli zombie che descrive Gena Showalter si possono descrivere come degli spiriti malvagi e solo poche persone li possono vedere. Chi riesce a vederli poi è “portato” a combatterli e Alice vuole sterminare questi non-morti.
Conosce a scuola Cole Hollande, che ha una fama di Bad-boy, ma anche Cole riesce a vedere gli zombi e Alice si affida a lui per imparare a combatterli.
Tra i due nascerà anche l’amore, ma Cole nasconde dei segreti che per Alice potrebbero essere più letali degli zombie che combatte.

La sinossi

Non avrò pace finché non avrò rispedito nella tomba tutti i morti che camminano. Per sempre.
Se qualcuno mi avesse detto che la mia vita sarebbe cambiata in un momento, sarei scoppiata a ridere.
E invece è proprio quello che è accaduto. Un attimo, un secondo, il tempo di un respiro, e tutto
ciò che amavo è sparito. Mi chiamo Alice Bell, e la notte del mio sedicesimo compleanno ho perso la madre che adoravo, la mia sorellina e il padre che non ho mai capito finché non è stato troppo tardi.
Quella notte ho scoperto che lui aveva ragione: i mostri esistono veramente. Gli zombie mi hanno
portato via tutto. E adesso non mi resta che la vendetta...
Per realizzare i suoi propositi, Alice dovrà imparare a combattere contro i non-morti e fidarsi del peggiore dei cattivi ragazzi della scuola, Cole Holland. Ma lui nasconde dei segreti. E quei segreti potrebbero rivelarsi persino più pericolosi degli zombie.

IL PROSEGUO DI U ZOMBI

Ho trovato nel nuovo luogo in cui ora ci troviamo io e gli altri sopravissuti un amico cane.Ho intenzione di chiamarlo Romero...sapete che Uno dei titoli che hanno accompagnato il lancio di Wii U, ricevendo pareri contrastanti dai critici è ZombiU. Di questo gioco ha parlato il produttore Guillaume Brunier, in un’intervista rilasciata a Nintendo World Report, soffermandosi in particolare, sul presunto legame con il classico “Zombi”, il primo titolo in assoluto di Ubisoft, pubblicato nel lontanissimo 1986 su Amstrad CPC


Ecco le sue parole: "Abbiamo faticato a smontare la teoria secondo cui “ZombiU” sarebbe un remake di “Zombi”. Vero è che si tratta di un tema affascinante e che ci sono delle somiglianze, ma ce ne siamo accorti solo a posteriori. Se però – prosegue Brunier - si cerca tale legame per confermare che “ZombiU” faccia parte di un franchise, si può tranquillamente smettere di avere dubbi in proposito." 

Pare quindi abbastanza chiaro che, in futuro, ci troveremo di fronte a nuovi episodi, trattandosi di un vero e proprio franchise.

martedì 22 gennaio 2013

BUON COMPLEANNO R.E.

Per festeggiare i 17 anni della saga di Resident Evil (siamo vicini alla maggiore età), Capcom ha deciso di lanciare Resident Evil Anniversary Package in esclusiva su Playstation 3. Al momento la compilation è stata annunciata solo per il Giappone (data di rilascio 22 Marzo, ovvero lo stesso giorno in cui uscì il primissimo Resident Evil) ma ci auguriamo che arrivi anche in Europa.
Nella compilation troverete:
Resident Evil 6
Resident Evil 5 Gold
Resident Evil: Revival Selection (su disco, uscita solo in Giappone, con Resident Evil 4 e Resident Evil: Code Veronica)
Resident Evil: Director’s Cut (versione PSOne scaricabile dal PlayStation Network)
Resident Evil 2 (versione PSOne scaricabile dal PlayStation Network)
Resident Evil 3 (versione PSOne scaricabile dal PlayStation Network)
 

CORSO DI SOPRAVVIVENZA

Dopo la semi pulizia della città dovremo prendere spunto da questo articolo...L’apocalisse zombie alla Romero è un grande classico dell’immaginario collettivo, ultimamente rilanciato da una nutrita carrellata di serie TV e videogame a tema. E c’è chi ha pensato bene di cavalcare quest’onda con ironia (e anche di guadagnarci qualcosa), magari ispirandosi al libro di Max Brooks Manualepersopravvivereaglizombie. Un esempio? L’americano Zombie Survival Course, che promette di insegnare tutteletecniche necessarie per sconfiggere i non morti e sopravvivere all’apocalisse.

“When the dead rise, will you be ready?”, chiedono nel video promo gli organizzatori di questo bizzarro corso. Le sessionidiaddestramento si tengono nel verde del South Jersey, a un’ora di macchina da Philadelphia, New York e Atlantic City.

Allo Zombie Survival Course si può scegliere se fare la giornata singola (Day Class) o un fine settimana intero (Weekend Class), ma in entrambi i casi si promettono lezioni di autodifesa, su come procurarsi cibo e acqua e su come conservare le scorte di viveri. Non manca, ovviamente, untraining sullutilizzodellearmi, tra bastoni, balestre, pistole e fucili (veri), più qualche battaglia simulata a squadre.

Nell’addestramento è previsto anche l’insegnamento di vari trucchetti, come far partire un’auto senza chiavi e ricucirsidasolileferite, esercitandosi su membra di maiale. Non mancano poi le dritte per diventare dei buoni leader e guidare gruppi di sopravvissuti smarriti.

Il Day Class, aperto ad adulti e minori accompagnati (che abbiano almeno 15 anni), costa 179dollari a persona, mentre il Weekend Class, dal sabato mattina alla domenica pomeriggio, arriva a 450dollari. Insomma, non proprio per tutte le tasche, ma non vorrete trovarvi impreparati quando si sveglieranno i mangiacervello, giusto?

DOPO IL FILM LA SERIE

Contento di questa situazione nuova posso annunciarvi una bella novitàBenvenuti a Zombieland, la commedia-horror firmata nel 2009 da Ruben Fleischer e interpretata da Jesse Eisenberg, Woody Harrelson ed Emma Stone, era nata inizialmente come una serie TV. Ora, grazie ad Amazon, tornerà alla sua forma originaria con una serie di episodi da trenta minuti, il formato delle sit-com. Nella serie saranno presenti i protagonisti del film – chiaramente interpretati da altri attori – oltre a personaggi nuovi creati appositamente.

La zombie-mania ha invaso ormai stabilmente il cinema e la televisione, dopo decenni in cui il genere è rimasto confinato nella nicchia di appassionati horror. George Romero ne ha inventato le regole di base, ma è dal 2000, grazie a L'alba dei morti viventi di Zack Snyder (remake di Zombi di Romero) e 28 giorni dopo di Danny Boyle, che ne vengono definite le caratteristiche moderne: non ci troviamo più di fronte ai morti viventi lenti creati da Romero, ma a velocissimi e ferali predatori, inarrestabili una volta che hanno individuato la loro preda.

L'alba dei morti dementi di Edgar Wright, pur costituendo un omaggio agli zombie originali di Romero, inserisce nel contesto, per la prima volta, la commedia. Da lì nasce l'idea per Zombieland, che è una specie di versione americana e “moderna” del film di Wright, pur non raggiungendone le vette in termini di humor e maestria cinematografica. Ma la completa esplosione della moda zombie si ha con una serie TV di enorme successo come The Walking Dead, tratta dal fumetto di Robert Kirkman e sviluppata inizialmente dal regista Frank Darabont. Un prodotto che osa portare in televisione il gore e lo splatter tipici del cinema di Romero, e trova una via di mezzo accettabile tra il vecchio e il nuovo zombie. La mania continua anche nel 2013 con l'imminente uscita di Warm Bodies, sorta di commedia romantica horror interpretata da Nicholas Hoult, che abbiamo incontrato a Roma.

Non stupisce, dunque, la mossa di Amazon: il famoso retailer da un po' di tempo si è mosso nella produzione di serie e film, e per il suo progetto di più alto profilo è andato sul sicuro, scegliendo un mix che dovrebbe essere a prova di bomba per il piccolo schermo. Per ora non ci sono altri dettagli: staremo a vedere chi sceglieranno per svilupparla e se gli sceneggiatori del film, Paul Wernick e Rhett Reese, saranno in qualche misura coinvolti.

IL NUOVO IDOLO DELLE TEENAGER

Si inizia a respirare aria di civiltà...dopo l'arrivo dei militari,nel mio paese sono diminuiti quei mostri....vi comunico intanto che questoè uno dei pochi film in cui lo zombie è protagonista, io me ne ricordo solo un altro La notte dei morti viventi – parte 3. Hai visto questo film e quali altri hai visto per prepararti a questa parte e hai letto il libro?
“Abbiamo guardato tutti i film possibili e immaginabili sugli zombie, tutto quello che aveva dead nel titolo noi lo abbiamo visto prima di realizzare questo film e poi abbiamo visto anche film più recenti come L’alba dei morti dementi, Zombieland, Edward mani di forbice, e film nei quali il personaggio principale ha difficoltà nel comunicare. Ho letto il romanzo, è difficile mettere tutto nel film ma mi è servito per entrare nella testa del personaggio. Quella di fare dello zombie un protagonista è stata una ottima idea con tutti che fanno il tifo per lui perché ha voglia di cambiare il mondo con Julie che si unisce a lui in questa lotta”
Si è svolta nella giornata di ieri a Roma, nella splendida cornice del Cinema Adriano, l’anteprima mondiale del film “Warm Bodies” con la proiezione del film (qui trovate la nostra recensione) e la conferenza stampa a cui ha preso parte il giovane Nicholas Hoult, protagonista nel film nel ruolo dello zombie R.
Quando mangiavi cervello nel film, in realtà cosa mangiavi?
“Una coma umida spugnosa e fredda con molto sangue finto. Non mangiavo cervello sul set, era una cosa finta ma sicuramente non molto buona”Il film è stato presentato in Italia come l’erede di Twilight, avendo anche gli stessi produttori, eppure sembra un film concluso. Ce ne saranno altri?

” Il film è stato concepito come un unico capitolo però come sapete meglio di me oggi si può fare un sequel di qualsiasi cosa. Ovvio che ci sia il paragone con la saga di Twilight anche se penso siano film diversi e questo film ha un tono più leggero, ironico e si prende meno sul serio pur non facendo una parodia”.
Levine è molto sensibile al tema della malattia e ce lo ha dimostrato già con il precedente film ma in questo sembra che il messaggio sia che la diversità è la vera malattia da cui guarire. Te cosa ne pensi, come vedi la diversità?
“Non credo che il messaggio sia questo, ma più un amore che trionfa su tutto. Il mio personaggio si trova intrappolato in questa situazione, ha ricordi ed emozioni e vorrebbe tornare come prima. Poi vediamo una ragazza come Julie, con il ragazzo che viene mangiato da R eppure lei non si allontana e lui è veramente un diverso”.
Una delle scene più divertenti del film è sicuramente quando lo zombie R insegna alla protagonista femminile a comportarsi, muoversi, come uno zombie. Quante volte è successo che sovrarecitavate come zombie e quali sono state le indicazioni di Levine?
“Io non ho mai esagerato, non sono mai stato sopra le righe. Abbiamo fatto un corso di zombie con gli altri attori, ballerini e c’era anche un membro del Cirque de Soleil. Uno dei trucchi che ci hanno insegnato è stato farci immaginare che in fondo alla stanza ci fosse del cibo, della carne fresca e solo chi fosse arrivato primo avrebbe mangiato. Personalmente è stato impegnativo correre insieme alla protagonista, perché dovevo correre ma sempre come fossi uno zombie. Correre veloce alla maniera di uno zombie è stato veramente difficile”.
Una piccola curiosità: all’entrata del Cinema Adriano era presente una discreta delegazione femminile, con tanto di striscioni per Nicholas Hoult: che possa spodestare dal cuore delle ragazze il vampiro Pattinson?102623530 300x199 Warm Bodies: conferenza stampa con Nicholas Hoult

domenica 13 gennaio 2013

FUGGIRE DA LORO

 Oggi finiamo con un gioco semplice ma interessante...Dead Pixel è uno di quei titoli fedeli al minimalismo ed essenzialismo dell'industria indipendente, un survival game mascherato da shooter a scorrimento, estremo e difficile. Il solo scopo del gioco è raggiungere la il termine del livello senza essere ucciso dagli zombi: solitamente li si deve uccidere con colpi d'arma da fuoco, ma nei primi stage possiamo anche limitarci a schivarli per risparmiare preziosi proiettili che tornano utili in seguito.Possiamo giocare quattro diverse (mini)campagne, contraddistinte da delle locandine sporche e logore, un elemento che ci ha richiamato alla memoria un gioco per certi versi simile, Left 4 Dead. Talvolta suona una strana sirena e ci troviamo con di decine e decine di zombie che ci corrono incontro famelici, costringendoci a sparare all'impazzata arretrando con il nostro personaggio per non finire divorati dalle creature non morte. Man mano che proseguiamo nel corso dell'avventura il gioco diviene sempre più complicato, non solo per il crescente numero di zombi per le strade, ma anche per il minor numero di proiettili e rivenditori di armi che possiamo trovare e reperire lungo il percorso. A questo si aggiungono degli zombie più resistenti e in grado di sparare getti di acido in grado di farci perdere molta energia.
Proprio come in un film di serie B i fondali si ripetono, gli effetti visivi sono spicci e di poco impatto, tutto a favore di una fruibilità immediata e semplicissima, proprio come un film di serie B semplicissimo da vedere.
Dead Pixel è un capolavoro mancato, forte di un'idea davvero accattivante ma penalizzato da un gameplay fin troppo ripetitivo. Certo, per soli 2 € è in grado di strapparvi qualche onesta ora di gioco e delle citazioni dal mondo del cinema davvero geniali.

PER I PROSSIMI ATTACCHI ZOMBI...


Stanchi dei soliti attacchi di zombie senza cervello?....Il fenomeno The Walking Dead vi ha messo una gran voglia di approfondire la vostra fame culturale e non avete un vicino di casa nerd da divorare? Avete finito di rosicchiare tutti i fumetti che avete trovato in cantina e siete ancora con la bava alla bocca, pronti a mangiare l’impossibile ed a contagiare qualche amico? Cari amici zombie, è arrivato in digitale il fumetto che fa per voi: Manuale per sopravvivere agli zombi - Attacchi documentati!
Il graphic novel scritto e sceneggiato da Max Brooks e disegnato da Ibraim Roberson è disponibile in edizione digitale. Brooks, meglio noto per essere il figlio di quel Mel Brooks che ha legato il proprio nome al gioiello Frankenstein Junior, è un buon autore di romanzi e si è fatto notare in particolare per il suo War Word Z, bestseller che ha ispirato il film di Marc Forster con Brad Pitt.
Ci troviamo di fronte ad un graphic novel pubblicato da Panini e disegnato con un tratto oscuro ed evocativo da Ibraim Roberson (X-Men).
L’opera viene descritta come una cronistoria degli attacchi più efferati degli zombi, dall’età della pietra ai giorni nostri. Un prodotto del tutto originale, che tenta di descrivere l’orrore a 360 gradi, prendendo in considerazione alcuni aspetti mai analizzati prima.
Nella sinossi si parla di savana africana, legioni romane, e persino dei viaggi di Francis Drake e dei diabolici esperimenti sovietici. Gli zombie non erano mai stati inseriti in contesti del genere. Riusciranno a sopravvivere? Sicuramente non avranno tante difficoltà a procurarsi da mangiare, visto che anche in un’epoca moderna come la nostra riuscirebbero ad invadere un pianeta passeggiando allegramente e senza troppa fretta.
Manuale per sopravvivere agli zombie è oggi disponibile su oltre 30 librerie online: Kindle Store, Ultima Books, LaFeltrinelli, BookRepublic, Cubolibri, MediaWorld, IBS (in arrivo), iBooks (in arrivo). In alternativa potete affidarvi alle graffianti mani di SaldaPress che sta pubblicando anche in edicola il suo The Walking Dead di Robert Kirkman o cliccare qui, dove troverete (si legge gratuitamente) Luther, la zombie-poesia a fumetti di Mark Waid, illustrata da Jeremy Rock.zombies

IL SEGUITO DI DEAD TRIGGER


Dopo un libro,un fumetto passiamo ai giochi...Zombi? Si e tanti anche e tutti da “smaciullare” nel seguito di Dead Trigger, il primo sparatutto horror per Android in prima persona (FPS – First Person Shooter). Annunciato con già trepidante attesa per il secondo trimestre del 2013, presumibilmente in concomitanza con la console portatile presentata da poco da nVidia (Project Shield), vi proponiamo il video con cui è stato presentato.Grafica rinnovata, nuovo comparto armi e … zombi! Anche di proporzioni bibliche, rimanendo in tema apocalittico. Quindi il CES 2013 ha dietro l’angolo molti dispositivi, ma anche importanti notizie nel campo gaming. Dead Trigger è stato forse uno dei giochi più seguiti nel suo genere, con grafica spettacolare e cruenza ai massimi livelli nella scena gaming mobile.Questo seguito sviluppato con spiccata compatibilità per il prossimo Tegra 4 promette anche di più, ricordando che per il primo c’è stata una cura molto interessante, e per gli aggiornamenti e per i “temi” in base alle festività o ricorrenze. Un po’ come accade in Angry Birds, questa mania di adattare il gioco di volta in volta al periodo festivo sta prendendo forma e concretezza.Attendiamo dunque altri video in game di questo titolo: ci ha lasciato senza fiato il primo ed il secondo non può essere da meno.
dead-trigger-2-teaser

IL DIAVOLO ROSSO


Dopo questa bella notizia posso continuare ad annunciarvi le news sul survival....L'"Hellboy Special: la casa dei morti viventi ", scritto da Mike Mignola e disegnato dal veterano Richard Corben, pubblicato in Italia da Magic Press , racconta un episodio perduto della gioventù del diavolo rosso, ed è occasione per gli autori di celebrare e giocare con l'immaginario di certo cinema di genere.I fatti narrati in "Hellboy in Messico", contenuto nel libro "Hellboy vol.11: La sposa dell’Inferno e altre storie ", vengono rievocati all'inizio del volumetto e ne determinano l'umore. Siamo in Messico negli anni Cinquanta, e troviamo Hellboy che passa le sue giornate tra incontri di lotta libera e sbornie tristi, incapace di superare i sensi di colpa per non essere riuscito a proteggere un amico luchador. Viene riportato all'azione con un bieco ricatto: combatti, o la ragazza muore. Uno dopo l'altro si ritroverà ad affrontare mostri e situazioni da film horror di serie zeta, in un serrato susseguirsi di eventi in costante accelerazione fino all'immancabile e malinconico dissolvimento finale. disegno di Corben regala polverosità agli ambienti abbandonati, membra secche e disfatte ai mostri, corpi tondi e tarchiati agli umani. I volti sono come maschere, esaltati nell'eccitazione, aggressivi nel mostrare i denti e contratti dalla paura e dal dolore. I colori di Dave Stewart, come sempre in questa serie, sono notevoli nel caratterizzare situazioni e personaggi, con grande padronanza e senza virtuosismi gratuiti.Per i protagonisti le vicende sono tragiche, ma per gli autori e il lettore si tratta invece quasi di unacomica, un minestrone di topoi presi dalla serie di film Universal Monsters della prima metà del Novecento, con Frankenstein, l'Uomo LupoDracula e le sue mogli che fanno le loro debite comparsate. Mignola e Corben hanno infarcito il volume di scenette ilari che mettono a nudol'assurdità delle situazioni e strappano una sonora risata nel bel mezzo di quella che dovrebbe essere tensione.Il volumetto è un delizioso gioiello di ironia e citazionismo che farà felici tanto gli appassionati diHellboy quanto quelli di B movie."Hellboy Special: La casa dei morti viventi" è un volume cartonato a colori di 56 pagine. È pubblicato in Italia da Magic Press Edizioni che lo propone a 13 Euro.'Hellboy Special': la casa dei morti viventi: horror a fumetti

L'ORIZZONTE DI UN NUOVO GIORNO


Tra una settimana potro' uscire da questa casa per respirare un po' di nuovo...la coalizione delle forze europee piano piano hanno sterminato tutto quel male che ha invaso il pianeta..e quindi con contentezza vi dico che La Harlequin, nella sua collana da edicola Bluenocturne, ha proposto l'interessante serie di fantascienza Aftertime della scrittriceSophie Littlefield. È stato pubblicato il terzo e ultimo volumeHorizon. L’alba di un nuovo giorno(Horizon, 2012). La serie ha avuto un notevole successo negli Usa.
 L'autrice unisce fantascienza, avventura, horror e romance. Si tratta di un romanzo rivolto a lettori adulti con scene di sesso. Ecco un breve riassunto di quanto accaduto in precedenza. La protagonista Cass Dollar si risveglia in un mondo totalmente cambiato. Un disastro ecologico scatenato da vari fattori ha trasformato gli esseri umani in zombi. Cass cerca disperatamente sua figlia Ruth. Non ricorda cosa sia successo prima del suo risveglio: sicuramente anche lei era diventata uno zombi, ma è misteriosamente guarita. Il suo sarà un lungo viaggio in un mondo completamente distrutto, dove esistono ancora piccole enclave di "normali", che però la guardano con sospetto. Nella sua ricerca sarà aiutata da Smoke, personaggio misterioso ed enigmatico.
 La serie Aftertime è composta dai titoli:
 1. Aftertime (2011) — Il risveglio
2. Rebirth (2011) — La rinascita
3. Horizon (2012) — Horizon. L’alba di un nuovo giornoL'autriceSophie Littlefield  negli Usa è ben conosciuta per le sue serie di crime story, per lettori ya e di fantascienza. È cresciuta nel Missouri centrale alla periferia di una città universitaria. Madre artista e padre professore, una casa piena di libri idee e progetti. Ha sempre amato scrivere. Dopo il college è andata a vivere a Chicago per dieci anni e infine si è trasferita con la sua famiglia a San Francisco.La quarta di copertinaCass Dollar è sopravvissuta alla distruzione della civiltà, agli zombie, alla crudele follia dei Ricostruttori. E tuttavia continua a sognare un futuro sereno per sé e per la piccola Ruthie. Finché un giorno un misterioso viaggiatore porta la notizia di un passaggio che conduce a nord, lontano dalla minaccia sempre più pressante dei morti viventi. Pur sapendo che potrebbe trattarsi di un miraggio, Cass decide di rischiare e parte insieme ai due uomini che il destino ha messo sulla sua strada, Smoke e Dor. Fare chiarezza nei propri sentimenti è solo una delle molte sfide personali che Cass deve affrontare nel corso del lungo e insidioso viaggio verso la salvezza. Ma è disposta a lottare fino alla morte per la promessa di un nuovo giorno.
 Sophie Littlefield, Horizon. L'alba di un nuovo giorno (Horizon, 2012). Traduzione Giorgia Lucchi. Harlequin Mondadori, collana BlueNocturne 78,  pagg. 379, euro 5,90

domenica 6 gennaio 2013

250 EURO DI METRAGGIO


Visto che nella zona mia stanno iminuendo gli attacchi di quei coosi' mi fa piacere dirvi che con un budget di 250 euro alcuni giovani di Termoli hanno realizzato un cortometraggio ambientato in citta'e presentato al Cinema Oddo. 'Elisa',ideato e sceneggiato da Nicola Palmieri e Mario Palladino, e'un road-movie, genere il cui sviluppo avviene prevalentemente in viaggio e lungo le strade. Tra vie e colline si snoda la vicenda di una ragazza trasformatasi in zombie. Venti ore di riprese e una post-produzione cominciata a fine agosto e conclusa qualche giorno fa.

EVIL DEAD 2012

Stnso alle premesse questo sarà un'anno all'insegna dei grandi film....“Il film più terrificante di sempre”. Questo recita lo slogan delposter de La Casa, film diretto da Fede Alvarez, e dal nuovo red band trailer, si può intuire facilmente che il film ha tutte le intenzioni di mantenere le promesse. Già il primo trailer dava un’idea di cosa aspettarsi da questo atteso (e coraggioso, dato l’originale con cui si deve confrontare) remake, e il nuovo video non smette di andarci giù pesante: sangue a fiumi, zombie, e la celebre motosega impugnata da Bruce Campbell nel 1981, portano all’estremo l’atmosfera horror-splatter del cult di Sam Raimi. Tanto per rimarcare ulteriormente la campagna pubblicitaria, Sony ha creato un’apposita pagina su YouTube, DareToShareYourScare.com, per dare al pubblico la possibilità di commentare i trailer, descrivendo la reazione alla visione.

IL PRIMO RADUNO ITALIANO


L 2 febbraio 2013 VIGAMUS, il Museo dei Videogiochi in Via Sabotino 3 a Roma (qui la pagina ufficiale Facebook) sarà all'insegna del Terrore, con lo Zombie Day! Dalle tenebre di Raccoon City arrivano gli zombi, per invadere il VIGAMUS in una giornata tutta dedicata alla saga horror più amata di sempre: Resident Evil! 

Una serie di incontri e dibattiti, tenuti da esperti del genere, si muoverà lungo tutti gli episodi principali della serie per celebrare oltre 16 anni di grandi successi e brividi senza pari. Cosplay e make-up a tema horror aspettano i visitatori più audaci... L'evento è organizzato in collaborazione con ResidentEvil.it, la più grande community italiana dedicata alla serie e presto arriveranno ulteriori dettagli su questa iniziativa da non perdere!

I ZOMBI NOSTRANI


La vogliamo complicare un po’.... Mettiamola così..... Dopo anni di depresse, alcolizzate, ansiogene, criminali e sempre, ma ripeto sempre, donne/uomini sull’orlo del suicidio avete conosciuto lei/lui.... Tratti delicati, timida eppure furba, sobria ma con un quid in più d’eleganza, addirittura un buonissimo profumo (che ovviamente non sapete riconoscere). Vi preparate il discorso, una così è laureata in filosofia e studiate l’introduzione a Durkheim (senza sapere che è un sociologo), vi fate pure prestare venti euro per comprare due robe nuove in sconto da PiazzaItalia. Non potete sbagliare, ne va di un’intera esistenza di fallimenti. Lei decide il locale, lei decide da bere, quando al bancone state per entrare in confidenza e le vorreste raccontare la vostra visione del mondo, lei vi avvisa, tra poco ci sarà un concerto, “uno dei miei gruppi preferiti”.
Cantautorato francese, come minimo, pensate. E il mondo, come lo credevate, si stravolge: due giganti dall’aspetto per nulla raccomandabile salgono sul palco, una luce rossa sullo sfondo parte e staglia braccia indemoniate che massacrano una batteria e altre che strangolano un sax. Un mantra pazzesco vi prende alla gola, lei si dimentica chi siete, vorreste parlarle, salvarla da quel delirio ma i decibel vi impediscono di emettere suoni, la scorgete che si allontana sempre più verso la soffocante luce del palco, inghiottita da pericolosi sonnambuli che infettati dalle note dei Mombu (non a caso l’album si chiama Zombi), stanno fissi, abbacinati, rapiti, fino a quando la musica non termina e si ritorna al mondo dei vivi... ma nessuno a quel punto ricorda più niente, con i due immensi sciamani spariti... e certamente non sarete voi, quella notte, a scopare.
Tutto ‘sto preambolo per raccontarvi i seri rischi che correte a un concerto dei Mombu e per dire che sono qualcosa di più di un gruppo sperimentale tribal avanguardista post-free jazz metal doom o tutti i cazzi che volete, sono un duo che se la giocano su più fronti; ovvio non margheritine e poesie al tramonto, ma nemmeno un saggio monografico per gli appassionati di heavy metal. Di certo è un gruppo che fa impazzire i professionisti della recensione, tormentati fra il riportarli a un “già ascoltato” meno spirituale e più prevedibile, o a un estremo canovaccio d’improvvisazioni, tipico dei musicisti senza terra e suscettibili ad ogni critica. Con Mombu c’è (ci provo pure io, col minimo però) un ritorno a spigoli vivi e all’uso della pietra, il ripristino dell’esperienza selvaggia dopo la tecnologia – quindi molto studio e non improvvisazione – in cui gli strumenti sono, innanzitutto, un mezzo per inviare messaggi di natura ipnotica da condensare in, appunto, spazi tribali della mente. Brutto coglione, sono caduto nella trappola della fantarecensione. La verità è che, ascoltandoli in macchina, in mezzo al pauroso traffico delle 13, non ho avuto la tentazione di uccidere nessuno anzi, proprio quel trance ha evitato la mia Columbine personale. Tutto qui? Vi pare poco?
Ora i Mombu, Luca T. Mai saxbaritono (ex Zu) e Antonio Zitarelli (dei Neo), hanno inciso con il chitarrista Paolo Spaccamonti per la collana In the kennel dell’etichetta Goatman Records, ilvolume 2. Per i meno scafati una chitarra restituisce un disco più mansueto (per dire, visto che comunque l’orbita in cui gira quest’incontro è quella dei Black Sabbath), e live si nota. È ridondante dirlo ma... spaccano.
Facciamo due chiacchiere con i due energumeni in questione, Luca (L) e Antonio (A).
Quello che proponete, di primo acchito, parrebbe frutto di una positiva improvvisazione, mi raccontavate di quanto studio invece c’è alla base, qual è stata la parte più difficile dell’operazione Mombu?
A: “In genere una 'relazione' prende origine da un’attrazione chimica, intellettuale o semplicemente nasce per qualche magia di cui non conosciamo la provenienza. La cosa succede e poi in corso d’opera si costruisce, questo è quello che ho visto e quello che continuo a vedere nell'atteggiamento dell’uomo che si approccia a qualsiasi cosa. Con Luca ci siamo conosciuti, studiati, poi abbiamo individuato e definito l’IDEA musicale. Infine ci sono stati i sacrifici fisici per concretizzarla in musica, cioè la costruzione di strutture ferme e rigide dentro le quali poterci muovere il più liberamente possibile, cercando di esprimerci al meglio, con la ferma intenzione di non lasciar sfuggire il dettaglio".
Nei Mombu, fra l’altro, si possono sentire le arie tenebrose e incalzanti dei riti voodoo attraverso una commistione di jazz, punk, blackmetal, afro, doom metal... Insomma tutta roba che fra loro si concilia poco, soprattutto in Italia dove la musica, rispetto ai generi, è molto settoriale. Le prime volte che vi hanno recensito o ascoltato, come vi hanno classificato? (Sempre ce l’abbiano fatta).
L: “Se a volte abbiamo dichiarato che facciamo voodoom oppure afro grind è solo per dare una direzione a chi non sa che musica suoniamo, ma poi capita di accorgersi con le definizioni si crea più confusione, 'afro grind?? ahh!!!...' e vedi aprirsi una rosa di Gerico negli occhi dell'interlocutore. La definizione che mi ha più divertito e infastidito al contempo è stata 'disco d’improvvisazione', se pensi che la prima cosa che decidemmo prima di Mombu fu: 'non facciamo un disco tipo improvvisazione anni '70...', a quel punto significa che non ti sei preso la briga di ascoltarlo nemmeno due volte".
A: “Il fascino che abbiamo per le culture antiche è notevole, ed è chiaro che l’Africa sembra essere una calamita puntata verso di noi. Il voodoo e tutte le tradizioni/religioni antiche, anche se mescolate con quelle più moderne, sono come un dialetto che cambia di paese in paese pur mantenendosi ancorato a uno stesso cordone ombelicale; ciò che muta è semplicemente l’interpretazione, che sia fonetica, pratica o altro. Ecco, crediamo che il metal sia tutto questo, il nostro tentativo è proprio quello di mescolarlo a una realtà la cui forza attinge probabilmente dallo stesso fuoco. Le etichette che ci hanno dato (afro/grind, afro/metal, voodoom, ecc...), non sono altro che l'interpretazione fonetica data al riscontro pratico della nostra musica".
Ora avete anche un nuovo progetto, gli Spaccamombu, in cui c’è lo zampino della Goat Man Records che vi ha fatto incontrare con il chitarrista torinese Paolo Spaccamonti per il secondo capitolo di In The Kennel, cosa si differenziano essenzialmente dai Mombu? Ci avete pensato a una chitarra per i Mombu?
L: “Spaccamombu è stata l'occasione per mettere in luce uno dei nostri tanti lati oscuri. Con Paolo ci siamo subito intesi, c’è bastato pronunciare le parole 'Black Sabbath'! Mentre con Mombu lavoriamo sul beat e quindi su una pulsazione regolare, con Spaccamombu ci divertiamo a spostare i tempi affinché la musica che facciamo non diventi la solita solfa che ascoltiamo in giro. Tutto questo non perché vogliamo per forza essere originali, ma perché ci viene naturale, e soprattutto ci diverte. Quando iniziammo con Mombu ci immaginavamo di mettere tanti percussionisti e anche una chitarra, poi per motivi di tempo, disponibilità e altro, abbiamo deciso di partire in due, ma quell'idea rimane, l'abbiamo usata sul primo disco, su Zombi e anche sul nuovo Niger, in uscita a febbraio".
...Che ovviamente siete pregati di inviarmi... I vostri concerti, come quello di questa sera, sono una bomba di energia dove riescono a dialogare perfettamente sax, batteria e chitarra, ho visto diverse vostre esibizioni e sono sempre impeccabili, mi raccontante un concerto andato male?
L: “Ti racconto quest’episodio capitato un anno fa: prima di un concerto il promoter locale ci porta a casa dei suoi genitori, famosi per produrre prodotti alimentari casarecci e cucinare benissimo, e soprattutto il padre, noto per la sua cantina piena... Sapendo quello che ci aspettava, ho pensato di rendermi antipatico dicendo che non bevevo, Antonio invece, per fare gli onori di casa, s’è fatto qualcosa come due o tre litri di vino. Più tardi, a concerto iniziato, sento delle stecche ma non gli do peso, poi durante un assolo di batteria mi accorgo che qualcosa non va, mi giro e lo vedo intento a recuperare bacchette a destra e a manca completamente rubizzo! Avrei voluto ridere, ma siccome mi piacciono gli scherzi, a fine concerto avvicino Antonio, mortificato per l'accaduto, annunciandogli che quello appena terminato era il suo concerto da fine carriera... da allora questa frase è rimasta, e la usiamo per prenderci in giro”.
Siete molto presenti nella scena internazionale, a gennaio i Mombu saranno in Turchia, cosa cambia suonare all’estero, anche rispetto al pubblico? In Italia non c’è un gestore di locale che non si lamenti del calo delle presenze ai concerti...
A: “Credo che tutto dipenda da quanto sia diffusa e supportata la cultura. Quando si suona nel Nord Europa, quello che colpisce è l'attenzione del pubblico (nonostante passi più musica da quelle parti che da noi in Italia), qui invece quello che emerge è la generale apatia, la mancanza di idee da parte di chi ha in mano la cultura, il music business, i promoter, i giornali, le agenzie di booking. Viviamo in una sorta di ipnosi generale in cui ci fanno credere che la merda sia buona da mangiare, che i Negramaro siano un grande gruppo rock, Allevi un grande compositore e Zucchero un grande interprete".
Vi siete fatti un’idea di cosa, nel resto d’Europa, pensano della scena musicale alternativa italiana? Già che venite da Roma, mi fareste un quadro sulle nuove tendenze della capitale che vi sembrano interessanti?
L: “La maggior parte delle persone con cui ho parlato in questi anni, da chi viene ai concerti, ai promoter, ai distributori, sono colpite dal tipo di linguaggio musicale che è maturato in Italia più che da altre parti, a cominciare dagli Zu, poi i Neo, Squartet, Tribraco, Nohaybandatrio, eccetera. A Roma si è sviluppato maggiormente questo linguaggio che si potrebbe definire, se proprio lo vogliamo definire, Jazz avant core metal, iniziato 12 anni fa da Zu, e poi proseguito con le altre band appena citate, gruppi che colgono nella musica una modalità di espressione ad ampio spettro".
Musicalmente parlando, vedete distanti Roma e Milano? Non rimane troppo chiuso l’ambiente romano?
A: “No, non credo. Non generalizzerei. Direi piuttosto che Roma ha sempre avuto una connotazione molto politica anche nella musica rispetto ad altre città. Ci si formava nei centri sociali, tuttora è lì che si suona ed è lì che si dà supporto ai gruppi, magari non come anni fa, ma molti hanno questo background. Per un periodo a Roma c'erano solo gli squat che proponevano musica interessante, tanto che tutta la scena hardcore USA è passata dal Forte Prenestino, compreso Henry Rollins. Milano ha una buona posizione geografica, è un crocevia per chi è in tour in Nord Europa e questo permette un gran passaggio di musica".
Con Mombu fate una media di tre concerti alla settimana in Italia e sicuramente dal vivo siete una garanzia, cosa credete che vi impedisca di spaccarvi meno la schiena? Cioè, nel nostro Paese, si è pronti per Mombu?
"Se in Italia legalizzassero la marijuana e i funghi allucinogeni, allora saremmo in cima alle classifiche e ciò ci permetterebbe di fare meno concerti, e a tutti di stare tutti un po' più rilassati e con tante storie incredibili da raccontare, ma siccome viviamo in un paese clerical-corrotto tutto questo non potrà mai succedere, quindi noi continuiamo sulla nostra strada, e non ci dispiace affatto".
Siamo alla fine, la domanda più importante chi cazzo paga tutte ‘ste birre?
Ma si girano dall’altra parte ed io cerco l’uscita di sicurezza. Vabbè, questa gente era proprio quello che ci voleva per ricacciare senza scrupoli, lontano, i logori sentimentalismi natalizi. Candele accese sì, ma per riti voodoo e concerti di Mombu e Spaccambombu.

IL PIU' VENDUTO DI NATALE


Il Natale ormai è passato... ed è ora di fare un po’ di consuntivi per conoscere quale..., tra i tanti titoli disponibili sul mercato, è stato il video gioco preferito dai gamers.Forse un po’ a sorpresa arriva la notizia che tra i giochi più venduti dello scorso Natale, si segnala  un titolo che ha sbaragliato la concorrenza: ci riferiamo a Minecraft.Infatti sembra proprio che sotto l’albero di Natale di migliaia di giocatori proprio Minecraft è stato quello più regalato e comprato.Un vero e proprio boom di vendite, dato che il titolo ha raggiunto ben le 453.000 copie vendute, sia virtuali che fisiche, considerando come data ultima di riferimento valida, quella dello scorso 25 dicembre.Questo è quanto riferito da un soddisfatto Markus “Notch” Persson.E’ necessario sottolineare che questo volume di vendite si riferisce a tutte le versioni per il quale il gioco può essere acquistato.Secondo le ultime informazioni, i membri della community stanno crescendo ogni giorno che passa sempre di più, ed attualmente dovrebbe comprendere circa una decina di milioni di appassionati.Quindi in barba a titoli in apparenza molto più blasonati, Minecraft viene eletto come il vincitore delle vendite natalizie.E dopo aver snocciolato questi dati, è ancora più evidente come sia i programmatori che gli sviluppatori del gioco si impegneranno ancor di più e dedicheranno sempre più risorse per fornire un prodotto più completo.In Minecraft il giocatore deve cercare di crearsi strumenti e rifugi che gli permettano di sopravvivere nelle notti popolate da zombi e scheletri.E per chi non ne fosse ancora in possesso, ricordiamo che Minecraft può essere giocato sulle piattaforme diXbox 360, PC e Mac.Con oltre 453.000 copie vendute, è Minecraft il gioco più venduto di Natale.

IL CAPITOLO FINALE


Primo appuntamento del 2013...i botti hanno ucciso in grossa quantità questi mostri...sono conento...come prima notizia e del prossimo 17 gennaio debutterà nei cinema italiani Rec 3 - La genesi, secondo capitolo della fortunata saga zombie a sfondo demoniaco creata dalla coppia di registi spagnoli Paco Plaza e Jaume Balaguerò. Il terzo capitolo di quella che è stata annunciata come una quadrilogia arriva nelle nostre sale con quasi un anno di ritardo rispetto all’uscita spagnola, quindi con questo scarto di tempo è plausibile che online arrivi il primo teaser trailer di Rec 4: Apocalypse e che venga nel frattempo lanciato un sito ufficiale.
Tutto ha inizio nel 2007 con il primo film che narra della scoperta di un virus che aveva infettato gli abitanti di un condominio di Barcellona, In questo primo capitolo i due filmmakers spagnoli pongono le basi per il loro contagio e pur restando all’interno del filone zombie se ne distaccano miscelando i rabbiosi contagiati di 28 giorni dopo ai morti viventi centometristi del remake L’alba dei morti viventi, ma la novità sta nell’origine del contagio, che scopriremo nel secondo capitolo essere in realtà una virulenta forma di possessione demoniaca, come scopriranno purtroppo anche i due sposini del terzo film, stavolta girato in solitaria da Plaza, che vedranno il loro ricevimento di nozze trasformarsi in un girone infernale.
Il quarto e probabilmente ultimo capitolo che ammicca ad un’Apocalisse, ci permetterà di seguire il contagio su vasta scala, già nel secondo capitolo Plaza ha abbandonato con poca fortuna il formato mockumentary e Balaguerò che dirige in solitaria questo quarto film potrebbe seguirne l’esempio, operare a mezzavia o ritornare alle origini, ma nel teaser di notevole impatto, una sorta di riassunto dei primi due capitoli, si lascia intendere che ritroveremo la reporter Ángela Vidal (Manuela Velasco) che abbiamo lasciato alla fine diRec 2, trasformata in un veicolo di contagio dal paziente zero Tristana Medeiros.