domenica 8 maggio 2016

E' FORSE POSSIBILE RIPORTARE I MORTI IN VITA.

Certe volte la realtà si fa talmente assurda da somigliare ad un film di fantascienza. O meglio horror, è il caso di dirlo stavolta. Avete presente “La notte dei morti viventi”, ecco la storia sta per diventare realtà. Non ci saranno mani che sbucano dal terreno e tombe rivoltate, ma di fatto il concetto è quello: riportare in vita i morti.
Ne sono convinti gli scienziati americani della Bioquark, società biotech statutinense che ha già avuto il via libera dal governo per procedere alla sperimentazione. Lo studio proverà a rianimare 20 pazienti morti clinicamente a causa di lesioni cerebrali traumatiche. Per farlo cercherà di “riaccendere” il cervello dei defunti. E se state immaginando una scena alla Frankenstein sappiate che non siete i soli. Ma come fare a restituire la vita? Ancora una volta, al centro, ci sarebbero le miracolose cellule staminali che, se iniettate nella corteccia insieme ad un mix di terapie, contribuirebbero alla rigenerazione dei tessuti cerebrali danneggiati così da far tornare il cervello in perfetta salute.
Queste terapie, che includono anche la stimolazione neuronale per mezzo di peptidi, dureranno diversi mesi. Durante questo periodo i pazienti verranno monitorati attraverso screening cerebrali. Ma cosa succederebbe nel caso in cui il cervello ripartisse davvero? Il defunto tornato in vita, presumibilmente, non sarebbe in grado di ricordare nulla. Si aprirebbe per lui una vita 2.0 completamente nuova con tanto di nuova identità. Ma questa è un’ipotesi fin troppo lontana, meglio non correre troppo.Gli obiettivi, infatti, sono diversi e non si limitano unicamente al riportare in vita un individuo. Quello che i ricercatori si prefiggono è di trovare maggiori informazioni sulla condizione di morte cerebrale. Dati utilissimi per la cura di patologie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzheimer. Vedremo tutto questo in un futuro lontano? Niente affatto! Secondo Ira Pastor, amministratore delegato di Bioquark, i primi risultati arriveranno entro due o tre mesi.

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