domenica 17 aprile 2016

IL MODO DI FARE IL CONFLITTO ZOMBI


Persino il più che sobrio bot di Einaudi, su Twitter, ha tessuto lodi sperticate per l’ultimo romanzo di Aleksandar Hemon, L’arte della guerra zombi, pubblicato di recente dalla casa editrice torinese. Pare che sia divertentissimo e al primo impatto, il romanzo del 51enne bosniaco naturalizzato statunitense sembra evocare scrittori dalla fantasia scatenata e dalla scrittura labirintica come Thomas Pynchon o Kurt Vonnegut.

arte-guerra-zombi.jpgIl protagonista del nuovo lavoro di Hemon si chiama Joshua Levi e ha un sogno: vedere una delle sue sceneggiature diventare un film di successo a Hollywood. Convinto che il suo portatile trabocchi di idee luminose è sicuro che una di queste prima o poi verrà notata da qualche produttore: la rockstar in crisi dell’idea #196 (titolo: Cantando sotto acido) oppure gli alieni travestiti da tassisti che rapiscono la fidanzata del protagonista dell’idea #142 (titolo: Love Trek). Ma c’è anche il soggetto Guerre zombi che ha come protagonista il maggiore Kolpstock, la cui missione è salvare il mondo dall’invasione dei mangiacervelli.
  La vita di Joshua si divide fra la sua famiglia ebrea, l’impeccabile fidanzata Kimiko, il workshop di scrittura in cui è affiancato da altri autori velleitari quanto lui e le lezioni di inglese che gli permettono di sbarcare il lunario. Sarà Joshua stesso a mettere in discussione questo equilibrio, trascinato in un vortice di sesso e violenza dal suo padrone di casa, Stagger, un veterano della prima guerra del Golfo, e dalla sua studentessa bosniaca Ana. Il tutto mentre “fuori” esplode la retorica idiota dell’America di Bush junior.
Il National Post ha definito L’arte della guerra zombi “un’opera potente e magistrale da uno dei nostri scrittori più significativi, insieme folle e meditativa, esilarante e devastante” e a Sebastiano Triulzi di Repubblica che gli ha chiesto in una recente intervista come mai abbia un ritmo della narrazione così spedito, lo scrittore ha rivelato il segreto della sua ricetta:"Credo nel potere del linguaggio. E nella sua funzione, in letteratura, di intensificare, accelerare e condensare l'esperienza umana. Credo in una letteratura che trasfigura, che è l'opposto di quella semplicemente descrittiva. Per quanto riguarda la tecnica, l'accelerazione può essere ottenuta durante la revisione, togliendo via il grasso: questo è il passaggio che preferisco, all'interno del processo di scrittura”.

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