domenica 26 febbraio 2012

Protester all'italiana I vivi contro gli zombie

Il 2011 è stato l’anno di The Protester, giganteschi movimenti di protesta dal basso ovunque, ha scritto Time ; e per una volta ha avuto ragione. Un personaggio senza volto, cioè con mille volti, sconosciuti, irriducibili a unità, anche contraddittori. Gli hanno dedicato quella copertina così cooldel magazine di dicembre, una delle manifestanti di Occupy Los Angeles ritratta in foto che ne stilizza lineamenti, cappello e bandana, fino a farla sembrare una musulmana col velo, neanche fosse una ragazza di piazza Tahrir. Mondi incomparabili che ai media è tanto piaciuto affiancare, e che molti magari hanno creduto di poter davvero avvicinare, gli Stati Uniti e Il Cairo che si danno la mano, la Primavera globale contro il potere e la finanza, o contro la dittatura. In definitiva: contro il Sistema.

Anche in Italia c’è stata una Primavera, ovviamente diversissima, come quelle due lo erano tra loro; anche se ne è seguito un brutto autunno, concluso nell’icona sanguinante degli scontri del 15 ottobre a Roma, alla manifestazione degli indignati. Non significa che quella Primavera sia morta, anzi. Eppure dobbiamo ammetterlo a noi stessi: una parte degli attori – The Protester italiano – erano i medesimi. L’album di famiglia, con i suoi geni e le sue speranze, i suoi mostri e i suoi fantasmi.

Una rivolta ironica, di massa, dal basso, aveva scacciato via il centrodestra della Moratti a Milano, fatto rinascere speranze persino a Napoli, rianimato Bologna, che era commissariata, affidato Cagliari, una città solidamente conservatrice, a un trentenne di sinistra. Quella Primavera era nata in totale autonomia dalla politica, senza che nessuno l’avesse compresa prima, né l’avesse davvero indagata poi; per disaffezione verso la miserabile politica italiana, per assenza di rappresentanza di intere fette generazionali (ma non solo), per sfiducia verso una classe al governo, berlusconiana ma non solo, di mummie [...].

Defunta la tv; finita l’Italia nazionalpopolare, in cui prosperavano gli Apicella e i Gigi D’Alessio, si fa avanti ancora in Italia gente di genio, estromessa dall’ establishment e dai partiti ma capace di sovvertirne gli schemi. Sono tipi che sarebbe stato bene conoscere, le cui vite e avventure vorremmo qui raccontare. Le storie di The Protester italiano. Lucah@Orghl, i ventenni del Terzo Segreto di Satira, Andy Violet da Aversa, i dj e gli speaker di Radio Popolare, il blog collettivo Spinoza, soprattutto il battito cardiaco delle città, da Trieste in giù - Milano di Pisapia, Napoli, Cagliari, adesso le primarie di Genova contro il Pd - una folla di anonimi cittadini o elettori, facce e vite di quel grande movimento dal basso, su Twitter e i social forum… sono stati loro i simboli della Primavera italiana che nel 2011 ha fatto sperare in una scossa, contribuito a far sloggiare il Cavaliere da Palazzo, ridato un’anima alla politica dei burocrati e dei privilegiati. Non erano propriamenteindignados , come a Madrid o a Occupy Wall Street, non avevano di fronte una dittatura, come nelle rivoluzioni maghrebine, non erano più lividi – come tante volte in passato nella storia della sinistra e delle proteste – ma sorridevano leggeri, per porre rimedio alla loro sostanziale esclusione dall’establishment . Che Internet venisse in loro soccorso è stato naturale, e in fondo era ovvio, ma il punto non è la rete, come hanno scritto commentatori che poco sanno di vita vera: il punto sono le idee. Poi certo, la vera rivoluzione italiana è passata con un tweet : irridente, imprevisto, corale; uno «scherzone», per usare le parole dell’inventore della moschea di Sucate, la mega-burla su Twitter che ha sepolto la Moratti. Una pernacchia universale. [...]

Ecco, la vera battaglia che s’è combattuta nella Primavera italiana non è stata tanto tra centrodestra e centrosinistra ma tra nuove folle di cittadini, comprese per la prima volta generazioni spesso sconosciute alla vita pubblica, e un potere trasversale immobile, sempre più liftato e zombizzato, che infine dovrà cedere il passo a un «esecutivo del Presidente», senza sostanzialmente rinnovarsi, con elementi di continuità opachi con il berlusconismo, con i conflitti d’interessi, e i Malinconico, e i Patroni Griffi. La vera battaglia è stata tra referendari appassionati, che hanno provato a coinvolgere i cittadini nel cambiamento di un’assurda legge elettorale, e giureconsulti che nel gennaio del 2012 bocceranno quei referendum considerandoli inammissibili, e allontanando ancor di più la gente normale dal Palazzo. Viva la disaffezione, perché i cittadini dovrebbero interessarsi di politica? Ci pensino lor signori. Non disturbate il manovratore.

La contrapposizione è questa, la vitalità dei vivi contro il pallore sempre più livido dei nipotini di Madame Tussaud, la regina franco-inglese delle cere: questo è stato lo schema che s’è ripetuto, in forme più o meno visibili e differenti, ma sempre meno sotterranee, sempre più di massa, in tutta l’Italia dell’ultima stagione: e questo è ciò che rende simili – nonostante le mille e mille differenze, che qui si daranno per acquisite – i manifestanti italiani e il volto anonimo di The Protester

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