domenica 10 dicembre 2017

HAMBURGER CON CARNE INFETTA

È la fine del mondo. L’umanità sta per collassare, tramutata in un’orda di zombi per delle motivazioni sconosciute, forse per l’ingordigia del palato, o per chissà quale altra astrusa spiegazione. Il nostro alter ego virtuale è un cuoco ambulante, proprietario di un simpatico camioncino tramite il quale riesce a preparare deliziosi panini, patatine, pizze e bevande alla spina, vivande in grado, appunto, di curare il morbo dei morti viventi.
L’avventura si compone di trenta livelli, ciascuno dei quali si svolge alla stessa maniera: visuale in soggettiva, ingredienti nella parte sinistra, strumenti di cottura sulla destra, e la fetta centrale adibita alla farcitura dei prelibati sandwich al sesamo, densi di grassi saturi.
Lo scopo è quello di cuocere la carne, la frittura e le pizze, tenendo d’occhio i tempi di cottura, con cui farcire poi i panini più alti di sempre, chiuderli con l’apposita fetta di pane superiore e lanciarli materialmente contro gli zombi: a seconda delle componenti degli hamburger, questi faranno del cosiddetto “danno” ai nemici, la cui barra della vita, una volta esaurita, muterà il senza-cervello in umano. Chiaramente, dovrete fare in modo di tenere lontani i mostri dal camioncino: l’avanzata può essere momentaneamente fermata con i drink, che bisognerà dosare proprio per permettervi di avere più tempo possibile per cucinare e impilare sempre più ingredienti in un unico panino.
La valutazione della prestazione culinaria del giocatore, poi, gira attorno al punteggio, e al classico sistema a tre stelle: un voto massimo vi ricompenserà con un oggetto consumabile fuori dal comune, come gatti della fortuna, shuriken e tante altre diavolerie, che potranno essere scagliati nei momenti d’emergenza, o infilati nei sandwich come “ingredienti segreti”.
Il sistema di controllo invece supporta sia il classico Dualshock, che la coppia di PlayStation Move, e l’esperienza con questi ultimi è nettamente superiore in termini di naturalezza, perché si prendono i pomodori, l’insalata e quant’altro con l’illusione dell’utilizzo delle proprie mani, mentre il controller sfrutta solo marginalmente i sensori di movimento, relegando il tutto ad una semplice pressione di pulsanti. Vi consigliamo comunque di giocare in piedi e in una stanza abbastanza ampia, possibilmente senza ostacoli nel cono visivo della PS Camera, altrimenti la giocabilità ne risentirà parecchio.
Non fatevi intimorire dalla banalità dell’idea di base, perché le dinamiche sono molto vivaci e vi faranno sudare e divertire allo stesso tempo: la pecca più grande, però, dimora nella scarsa varietà. L’ambientazione è sempre la stessa di livello in livello, una comune strada di una città nipponica, e il gioco fa poco per diversificarsi.
Ogni missione, almeno, vanta un modificatore particolare, come la velocità di cottura duplicata o gli zombi obesi, cheerleader o vegetariani, e la meccanica è solida quanto basta per ammorbidire l’eventuale monotonia. La grafica, come accennavamo, si ispira al mitico House of the Dead, ponendo l’accento più sulla caricatura che sull’orrore: il risultato non fa certo gridare al miracolo, eppure si fa piacere, risultando pulito e più che godibile, insieme agli effetti sonori alquanto bizzarri.

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