martedì 7 marzo 2017

MAD MAX IN SALSA ZOMBI

Presentato in non pochi festival specializzati in giro per il mondo, si è aggiudicato dslle nostre parti il premio Asteroide per il miglior lungometraggio di fantascienza presso l’edizione 2015 del festival Trieste Science+Fiction,è stato definito dall’Empire Magazine “Mad Max incontra Zombi”.Del resto, è stata proprio la futuristica saga interpretata da Mel Gibson a rientrare tra le dichiarate fonti d’ispirazione dell’esordiente australiano Kiah Roache-Turner e del fratello co-sceneggiatore Tristan per il concepimento di Road of the dead – Wyrmwood, che Koch Media provvede a rendere finalmente disponibile su supporto blu-ray italiano tramite una limited edition all’interno della propria collana Midnight Factory, dedicata al cinema horror mondiale.
Limited edition che, come di consueto racchiusa in custodia amaray inserita in slipcase cartonato, consente di poter finalmente godere nel paese degli spaghetti della oltre ora e mezza di movimentata visione al cui centro troviamo, tra gli altri, il padre di famiglia Barry alias Jay Gallagher; il quale, perduto tutto, si trova a lottare per la sopravvivenza insieme ad un altro paio di sopravvissuti in un mondo post-apocalittico dagli abitanti mutati in aggressivi infetti, a quanto pare, a causa di una pioggia di meteoriti.
Perché è anche l’Undead diretto nel 2003 da Michael e Peter Spierig ad essere preso come modello di riferimento nell’inscenare in parallelo le imprese del protagonista e quelle di sua sorella Brooke, incarnata da Bianca Bradey e finita nelle mani di uno psicopatico dottore che la sottopone a folli esperimenti insieme agli zombi; man mano che, tra arpioni pneumatici e vanghe utilizzate per staccare teste, è facilmente avvertibile anche l’influenza del Sam Raimi della serie Evil dead e quella del Peter Jackson di Bad taste – Fuori di testa e Splatters – Gli schizzacervelli.
Con la sequela di scontri con le salme ambulanti affamate di carne umana a fare da efficace traino alla narrazione, ma anche una manciata di idee decisamente originali che, oltre ad offrire un tocco in più all’esile script, consentono all’operazione di distaccarsi dall’infinità di produzioni analoghe low budget, spesso talmente simili tra loro da apparire quasi intercambiabili.
Infatti, abbiamo morti viventi che sprigionano dalla bocca un gas utile quale carburante per i corazzati automezzi sfruttati e il cui sangue, invece, si rivela infiammabile (a differenza delle altre fonti combustibili, che sembrano aver perso il proprio potere a causa dell’epidemia); nel corso di un elaborato non privo di ironia e qui accompagnato da ricchi contenuti speciali spazianti da trentaquattro minuti di interviste, quattro di backstage, diciannove di scene eliminate, quarantanove di diari dal set, trailer ed un paio di brevi featurette nelle quali i registi parlano della produzione e della post-produzione del film.
Senza contare l’esauriente booklet incluso nella confezione, come pure nel caso di The last showing, del 2014, altra novità in alta definizione ed in edizione limitata che va ad aggiungersi al sempre più dilagante catalogo Midnight Factory.
In questo caso, sotto la regia del Phil Hawkins che, apparso nel reality show per filmmaker On the lot guadagnandosi da Steven Spielberg la definizione di “One of the best new and upcoming directors” (tradotto, uno dei migliori registi nuovi e futuri), niente cadaveri sbrana-innocenti e mostruosità soprannaturali, bensì una vicenda di tensione il cui teatro degli orrori è rappresentato da un cinema, un po’ come accadde nel 1985 in Demoni di Lamberto Bava ed in esempi molto meno conosciuti quali il televisivo Prima visione con la morte di Richard Martin e Popcorn di Mark Herrier (e un non accreditato Alan Ormsby), rispettivamente datati 1989 e 1991.
Anche se, curiosamente, ad essere richiamato non poco alla memoria nel plot è soprattutto il MultipleX che, firmato nel 2013 dal nostro Stefano Calvagna, immerse un gruppetto di giovinastri all’interno della struttura del titolo nell’orario di chiusura, alle prese con uno psicopatico intenzionato ad eliminarli uno alla volta.
D’altra parte, non poco simile è la situazione in cui si ritrovano i fidanzati Martin e Allie, ovvero il Finn Jones de Il trono di spade ed Emily Berrington, i quali, durante la proiezione di mezzanotte de Le colline hanno gli occhi 2 di Wes Craven, si scoprono intrappolati all’interno della multisala in cui, licenziato dal proprio lavoro di proiezionista, l’anziano Stuart decide di attuare la propria personale vendetta nei confronti di una generazione che non ha più bisogno della sua professionalità.
Anziano cui concede anima e corpo nientemeno che l’immenso Robert”Freddy Krueger”Englund e che non diventa banalmente l’ennesimo squarta-innocenti da slasher movie, bensì provvede a riprendere di nascosto i suoi prigionieri, utilizzando telecamere, per renderli protagonisti del proprio reale film dell’orrore, favorendo l’emersione dell’anima metacinematografica dell’insieme.
Anima intuibile fin dalle citazioni verbali proto-Scream che tirano in ballo, tra gli altri, l’uncinato Candyman, la morte di Brandon Lee sul set de Il corvo e le vittime dell’elicottero su quello di Ai confini della realtà, ma che viene ulteriormente accentuata, appunto, dalla figura di un cattivo atto a simboleggiare in maniera evidente il desiderio di rivalsa da parte di una Settima arte del passato sempre più sostituita dalle tecnologie moderne.
Cattivo che mescola oltretutto abilmente i ruoli di vittime e carnefice (con tanto di cadaveri pronti ad essere lasciati a terra); fino all’inaspettata conclusione di un claustrofobico thriller che si costruisce in un unico interno evitando gratuiti ed esagerati spargimenti di sangue… e il cui disco include negli extra due spot televisivi, altrettanti trailer, ventidue minuti di backstage, sette di scene tagliate, nove di estese e, infine, interviste al regista, alla produttrice Alexandra Baranska, al direttore della fotografia Ed Moore e al cast.

Nessun commento:

Posta un commento