lunedì 8 settembre 2014

DANTE NEL GIRONE DELL'HORROR

Giocare con l’horror è sempre stata una delle passioni di Joe Dante, da “L'ululato” e “Piranha” sino al quasi didattico “The hole”, che passò a Venezia nel 2009.
Ma la capacità che il 67enne regista conserva tuttora di divertirsi e divertire, con il genere, sembra quella di un teen-ager semiesordiente. E così alla Mostra fa irruzione fuori concorso forse l'unico film veramente disimpegnato e “lieve” della rassegna, quel “Burying the ex”, che altro non è se non lo sviluppo di un corto di sei anni fa, firmato dallo stesso sceneggiatore Alan Trezza.
La storia sembra uscita da un fumetto pulp: Max (Anton Yelchin, “Star Trek” di J.J.Abrams), che vende gadget orrorifici e ha come fratellastro un cicciottello perennemente arrapato, medita di mollare Evelyn (Ashley Greene, “Crossing Jordan” e “Twilight”) fidanzata rompiballe, vegana e superecologista, allorché un provvidenziale autobus gli fa il piacere di liberarlo una volta per tutte e consentirgli di dedicarsi alla prosperosa gelataia Olivia (Alexandra Daddario, “Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo”).
Ma in virtù di un maleficio la fidanzatina risorge dalla tomba e, benché malconcia e sbrindellata, decide che un amore è per sempre, e che il suo Max non deve né può lasciarla. Una persecuzione da cui il malcapitato cerca in ogni modo d'uscire, con conseguenze comico-catastrofiche coerenti sino all’epilogo.
Non è certo la prima volta che il filone-zombie finisce in commedia o in satira aperta (ricorderemo “L'alba dei morti dementi” e “Warm bodies”) ma qui il taglio pop e il susseguirsi di gag, spesso beffardamente splatter, imprimono un ritmo baldanzoso e allegramente cialtronesco che non conosce pause, sino ad assumere tratti squisitamente cartoonistici.
A ciò si aggiunga che il film appare stipato di citazioni, tanto da sembrare una specie di enciclopedia, dai morti viventi di Romero all'horror italiano anni ’60 sino ai film vampireschi della Hammer.
Servito diligentemente da un cast di ventenni, “Burying the ex” si riassume esaurientemente nello sberleffo finale: una “zom-com” a bassissimo costo che a più di trent'anni dagli esordi conferma in Joe Dante un autore indipendente e spavaldamente anarchico.
Joe Dante gioca di nuovo con l’horror

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