domenica 1 settembre 2019

NOI SIAMO BILIONI


They Are Billions è un intrigante gioco che mescola elementi RTS, survival e tower defense, ma che purtroppo non riesce ad eccellere in nessuna di queste specifiche.Il gioco ci pone al comando di una piccola città di sopravvissuti ad una apocalisse zombie e naturalmente il nostro compito principale è quello di far sopravvivere quanto più a lungo possibile il nostro accampamento e i nostri cittadini, affrontando orde di non morti che insidieranno i nostri possedimenti. Il gioco ci costringe ad affinare continuamente le nostre strategie e  svilupparne delle nuove per gestire la minaccia di invasione. La modalità di sopravvivenza è la via principale del gioco: costruire da zero una fiorente colonia, prepararsi ed espandersi per affrontare minacce incombenti.
Ogni partita è diversa dalle altre grazie ai vari livelli che vengono generati proceduralmente, per cui non avremo il rischio di dover ripetere più volte lo stesso livello. Però alla fine l’andamento di ogni partita segue bene o male lo stesso copione. Passano i giorni e dobbiamo iniziare a prepararci ad affrontare l’incombente invasione. La città ha bisogno di manodopera, per cui si devono costruire capanne, di energia per cui si costrioscono mulini a vento, di risorse, per cui si devono costruire miniere, falegnamerie, capanni caccia e di pesca. Ma il nostro accampamento ha bisogno anche di difese, per cui dovremo munirci di fortificzioni, cancelli, torrette di avvistamento, addirittura radar. Ma le difese non bastano, per cui dovremo anche addestrare truppe, amarle, dotarle di protezioni per contrastare le onde di zobie che ciclicamente verrnaoo a bussare poco garbatamente alle nostre porte. Gli intrusi arrivano e sei in grado di respingerli tutti in modo ordinato. Ne arriveranno sicuramente altri, per cui dovremo occuparci di ricostruire la tua resistenza. di riparare gli edifici danneggiati, o per lo meno così pensavo di fare. Mentre lo sguardo e gli sforzi erano tutti concentrati sugli scontri in prima linea, un singolo zombi è scivolato attraverso le fessure delle nostre difese e ha ottenuto l’accesso ai tuoi sfortunati coloni. A causa di quella piccola svista, un focolaio si diffonde in tutto il tuo insediamento, diffondendosi dall’interno e ribaltando le tue forze contro di te. In pochi istanti, la mia città una volta fantastica giace in cenere. Cosa fare quindi? Ricominciare di nuovo tutto da capo, ma stavolta stando più attento.
Ecco, questo è quello che succede in They are Billions: una partita dietro l’altra cercando di sopravvivere quanto più possibile, imparando dagli errori passati ma con il rischio di compierne di nuovi nel futuro. Uun gioco basato sull’incerteza e sulla precarietà, due elementi che però alla lunga invece di essere stimolanti, rischiano di creare quella frustrazione profonda che porta al “ragequit”

All’inzio di ogni nuova partita ci sono una serie di variabili da settare, permettendoci di selezionare la giusta difficoltà, inclusi quanti giorni di durata dobbiamo raggiungere e quanti zombie popoleranno la singola mappa. Il gioco può essere impegnativo anche al livello più basso di difficoltà e il permadeath  può lasciare l’amaro in bocca dopo aver trascorso ore a lavorare su un bastione impenetrabile, che poi risulta comunque non così inespugnabile.

Ogni partita è un delicato mix tra espansione, difesa, raccolta dei materiali, addestramento truppe, creazione di fortificazioni. Purtroppo un elemento penalizzanti nell’impostazione del gioco, che ho provato nella versione PS4, è la insufficiente implementazione dei comandi su pad. Giocarlo con mouse e tastiera aveva un senso, ma con il pad si ha una ulteriore difficoltà. Poiché è richiesta una buona dose di velocità per passare da una zona all’altra della mappa per costruire difese, dispiegare truppe o riparare edifici, i comandi attraveso il pad non sono assolutamente reattivi, creando un lag tra le azioni che vorremmo compiere e quelle che invece riusciamo a fare. Mi sono ritrovato troppe volte invischiato nei meù di costruzione di edifici o di truppe, mentre cercavo di passare da una maschera all’altra, mentre magari al contempo la mia attenzione veniva richiamata da un assalto ad una parte della città, verso la quale dovevo inviare rinforzi. Sono dell’opinione che giochi del genere abbiamo una loro naturale predisposizione ad essere giocati su PC e nel caso di conversioni su console, ci debba essere uno sforzo molto importatene per renderli accessibili anche attraverso i controlli del pad, altrimenti perdono una buona parte della loro attrattiva.

Avanzando  nel gioco c’è una grande varietà di unità ed edifici che viene resa disponibile mentre ci espandiamo, grazie anche all’albero delle tecnologie che si svilupperà mano a mano che costruiremo nuovi edifici e recupereremo nuovi materiali. L’impostazione steampunk è ben implementata, anche se ormai questo tipo di caratterizzazione non è poi così originale.

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