sabato 11 luglio 2015

ORRORE SULL'ISOLA

Punti di vistaUn'apocalisse zombie, un arcipelago invaso dai morti viventi e una manciata di sopravvissuti sono gli ingredienti di How to Survive, l'interessante survival game in stile twin analog shooter sviluppato da Eko Software e pubblicato sia su PC che su console nel 2013, per poi debuttare l'anno dopo sulle piattaforme next-gen con una versione estesa e arricchita, la Storm Warning Edition. Siamo dunque alla terza revisione di un prodotto in grado di farsi notare grazie ad alcune buone idee, su tutte lo sfaccettato sistema di crafting e l'abbondanza di missioni disponibili, ma in questo caso gli sviluppatori hanno pensato bene di cambiare prospettiva... letteralmente. How to Survive: Third Person Standalone rappresenta infatti l'evidente tentativo di prendere il gameplay e la struttura originali e rimodularli per realizzare un'esperienza differente, che abbandona la visuale dall'alto a tre quarti in favore di un approccio in terza persona (appunto) che sembra fare il verso a State of Decay. Il risultato finale, però, è contrastante: vediamo perché.Partiamo dagli elementi caratterizzanti del gioco, che come detto è diventato in questa versione un survival game in terza persona. Dopo aver selezionato un personaggio fra i quattro disponibili (Kenji, l'opzione equilibrata; Jack, una sorta di burbero lottatore di wrestling; Abby e Nina, le donzelle della situazione, sfuggenti ma letali), ci ritroveremo sulla spiaggia di un'isola tropicale tutt'altro che deserta, in quanto per la maggior parte i suoi abitanti sono stati misteriosamente trasformati in zombie affamati di carne umana.La minaccia appare evidente fin da subito e così, afferrato un bastone, dovremo farci largo fra i non-morti (mettendo a segno anche spettacolari combo per farli a pezzi) per raggiungere zone differenti dello scenario e interagire con alcuni altri sopravvissuti, ognuno con una storia da raccontare e una richiesta d'aiuto. Sull'isola troveremo però anche l'esperto Kovak, un uomo dalle tante risorse che ha disseminato in giro le sue guide di sopravvivenza e che, durante le prime fasi dell'avventura, ci prenderà sotto la sua ala per insegnarci a cercare le materie prime giuste e costruire armi anche piuttosto sofisticate, come ad esempio pistole o fucili ad aria compressa. Terminata questa parte introduttiva, chiaramente noiosetta per chi ha già speso qualche ora con le precedenti incarnazioni di How to Survive, potremo muoverci all'interno della mappa, affrontare differenti tipologie di nemici e utilizzare un sistema di combattimento modificato per l'occasione, che valorizza i colpi ravvicinati ma stravolge, per forza di cose, l'uso delle armi da fuoco e dell'arco. How to Survive: Third Person Standalone, possiamo dirlo con relativa sicurezza, non è un prodotto pensato per chi ha già completato l'avventura di Eko Software, sebbene gli sviluppatori abbiano fatto passare il messaggio che si tratta di una revisione creata sulla base delle critiche degli utenti. Il perché è presto detto: al di là dell'approccio inedito introdotto dalla visuale in terza persona e delle conseguenti modifiche al gameplay, l'esperienza risulta immutata nella struttura e negli eventi, il che significa che rigiocarla da capo è una pratica riservata a chi ha davvero apprezzato tantissimo il gioco originale oppure, più probabilmente, a chi era incuriosito dal titolo ma non dalla sua impostazione iniziale, preferendo una soluzione simile a quella del già citato State of Decay.avendo provato entrambe le incarnazioni di questo survival game,possiamo dire di aver apprezzato di più quest'ultima, seppure saltino all'occhio alcune limitazioni tecniche e di design. La community su Steam appare molto divisa sulla questione, con gli aficionados della prima edizione che non riescono ad accettare i cambiamenti e puntano il dito soprattutto sulla gestione problematica delle armi da fuoco e da tiro, ma al di là di qualche inconveniente con l'arco possiamo dire che la visuale in terza persona rende più semplice affrontare orde di zombie, grazie alla possibilità di colpire dalla distanza i "boomer" (il cui tocco esplosivo spesso si rivela fatale) e avere un miglior controllo su ciò che ci circonda. Aver lasciato i controlli inalterati, con i trigger ad attivare mira e attacco (quantomeno sul controller di Xbox 360, perfettamente supportato), da un lato evita cambiamenti traumatici per chi aveva memorizzato il layout originale, dall'altro mostra il fianco a qualche incoerenza rispetto agli standard del genere action. A ciò si aggiunge l'impossibilità di saltare, che crea situazioni abbastanza grottesche nel momento in cui, per raggiungere un punto della mappa, bisogna fare un giro enorme anziché scavalcare un piccolo ostacolo. Manca inoltre, anche in questa versione, una modalità multiplayer cooperativa: quella sì avrebbe potuto rilanciare davvero i contenuti del prodotto. I punti di forza di How to Survive, rappresentati come detto dal sistema di crafting e dalle tante quest, sono rimasti inalterati nonostante il cambio di visuale e ancora costituiscono un valido motivo per acquistare il prodotto, a maggior ragione considerando il prezzo ridotto.Non si può però parlare di una trasformazione perfettamente riuscita, sia dal punto di vista tecnico che da quello del gameplay. I combattimenti hanno infatti conservato la "scivolosità" della prima versione del gioco, che però ora risalta a causa della nuova prospettiva, dando la sensazione di una produzione poco rifinita e ancor meno attenta alla resa degli impatti, non pervenuta. Per quanto riguarda invece grafica e sonoro, è evidente come molte animazioni non siano state concepite per qualcosa di diverso dalla telecamera dall'alto, e la mancanza di opzioni avanzate per le regolazioni visive non fa che avvalorare anche questa tesi. Il gioco gira a un frame rate che spesso supera i 120 frame al secondo, ma per dettaglio e modellazione poligonale la resa è quella di un titolo di vecchia generazione. Sul fronte del comparto audio ci sono buoni dialoghi in inglese e discreti effetti sonori, ma le musiche sanno essere davvero fastidiose e vi ritroverete ad abbassarne il volume in men che non si dica. In definitiva, ci sentiamo di consigliare questa nuova versione di How to Survive a chi non ha provato l'edizione originale e preferisce di gran lunga un approccio in terza persona rispetto alla visuale dall'alto, seppure il risultato finale si ponga come il tradizionale "mixed bag".

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