Da cinque anni la popolazione mondiale è vittima di un'epidemia che ha
trasformato la maggior parte degli individui in morti viventi affamati
di carne umana. In Day of the dead: Bloodline i pochi
sopravvissuti si rifugiano in strutture di fortuna isolate dalle grandi
città e proprio in una di queste si trova la bella Zoe, infermiera che
il giorno in cui tutto ebbe inizio fu vittima di un tentativo di stupro
da parte di Max, un suo paziente da lei morbosamente ossessionato.
Quando nella base i rifornimenti antibiotici scarseggiano e una bambina
rischia di morire per una grave polmonite, la ragazza convince il
tenente al comando delle operazioni militari all'esterno a organizzare
una spedizione per recuperare i vaccini necessari. Il luogo prescelto
dove rinvenire le medicine è l'ex laboratorio dove Zoe lavorava e qui si
imbatte proprio in Max, apparente come uno zombie più intelligente
della media. Infatti il mutato si aggrappa al sedile di una delle jeep
dei Nostri e fa irruzione di nascosto nella struttura, dando il via a
un'imprevedibile serie di eventi.Ci vuole gran coraggio e altrettanta gran faccia tosta per riportare in vita un classico degli zombie-movie quale Il giorno degli zombi
(1985) in produzioni di basso budget e zero inventiva, ma da quando i
diritti dell'originale sono passati nelle mani della Taurus
Entertainment sono già tre i remake/spin-off ivi collegati ad aver fatto
la loro comparsa nel mercato home video. Day of the dead: Bloodline (disponibile su Netflix)
è solo l'ultimo della serie e riporta alla memoria, almeno nelle
premesse iniziali, il cult romeriano: un gruppo di sopravvissuti
infatti, avente trovato rifugio all'interno di una struttura militare
circondata da inespugnabili recinzioni, trascorre giorno dopo giorno in
attesa di un miracolo o di una possibile cura per l'epidemia. Allo
stesso modo non sono nuovi gli accesi contrasti tra la figura
protagonista, qui la bella infermiera Zoe, e le gerarchie militari al
comando; peccato che lo zombie da prendere come oggetto di studio sia
qui collegato in maniera alquanto forzata proprio a Zoe, in quanto
trattasi di un maniaco sessuale che aveva provato ad abusare di lei la
notte stessa che ebbe inizio il contagio. Questo strano rapporto prende
vie sempre più inaspettate ma altrettanto inverosimili e i comportamenti
dei vari personaggi in gioco finiscono per naufragare in un mare di
masochistica stupidità, con dinamiche che danno il via all'escalation
horror dell'ultima mezz'ora. Schizzi di sangue a fiotti, membra
maciullate, corse a perdifiato per sfuggire al morso e la definitiva
resa dei conti hanno così luogo tra effetti speciali e di make-up appena
discreti, ma alla fine dell'ora e mezza di visione viene da chiedersi
il perché di un'operazione così narrativamente e contenutisticamente
povera che nulla aggiunge al già inflazionato filone.
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