Fuujio e Mitsuo sono due operai appassionati di arti marziali che lavorano in una fabbrica di estintori situata vicino al Fuji Nero,
un monte di rifiuti nella provincia di Edogawa, dove però la gente
porta anche cadaveri e, già che ci sono, persone da seppellire vive.
Proprio da questo monte un giorno scendono degli zombie che cominciano a
infettare le persone normali, trasformandole a loro volta in morti
viventi. Questa invasione comporta degli sconvolgimenti sociali che
fanno tornare il Giappone in una specie di epoca feudale, in cui viene
reintrodotta la schiavitù ed in cui proprio gli schiavi vengono non solo
impiegati nei lavori umili, ma anche nelle lotte con gli zombie per
divertire gli annoiati strati alti della società.
Yusaku Hanakuma è un celebre esponente del genere Heta-uma, un movimento stilistico underground e provocatorio giapponese iniziato verso il finire degli anni ’70 con la rivista Garo.
Il termine può essere tradotto come “cattivo ma buono”, in quanto
abbiamo a che fare con opere che sembrano disegnate male, ma con una
qualità esteticamente consapevole, opposta all’aspetto lucido che invece
è tipica del manga “mainstream”; come diceva Yumura Teruhiko, un disegnatore non deve eccedere nella tecnica, perché rischia di perdere lo spirito della spontaneità.
Ed in effeti il disegno di Hanakuma farà storcere il naso a molti, abituati a leggere solo gli shonen di Jump.
I paesaggi praticamente non esistono, i personaggi sono spesso solo
abbozzati; e spesso, infatti, noterete che magari al braccio manca una
mano.
Ciò che anche contraddistingue Tokyo Zombie è la volgarità esplicita, associata spesso ad un’estetica splatter-horror
che non lascia certo indifferente il lettore e lo colpisce duro, a
testimonianza della forza (soprattutto per quanto riguarda il messaggio)
dell’opera.
Ma quello che non deve lasciare indifferente è proprio il messaggio
sociale sottinteso a tutta la trama: il monte Fuji nero è il simbolo di
una società capitalistica che ha invertito i valori che l’hanno
accompagnata, la fonte da cui nascono gli zombie che la vogliono
distruggere. Ma non sono gli zombie in realtà i malvagi e corrotti
nemici dell’umanità, ma l’umanità stessa, rappresentata da dei ricchi
annoiati che non si fanno scrupoli a schiavizzare i propri simili ed
anche a farli combattere con gli zombie solo per soddisfare il proprio
desiderio di divertimento a prescindere da tutto e da tutti.
Alla fine, dunque, la domanda da porsi è quella che ci si pone spesso
sui media: gli zombie sono davvero diversi dagli essere umani, che
invece possono considerarsi morti dentro? La risposta di Yusaku Hanakuma
mi pare piuttosto chiara.
Come i precedenti volumi della collana di Coconino Press-Fandango dedicati al gekiga,
anche questo si conferma come un volume davvero molto curato, un
brossurato di grande formato con una copertina di cartoncino piuttosto
spessa. Anche questo libro contiene una postfazione, questa volta ad
opera di Juan Scassa che inquadra l’autore e la
corrente Heta-uma nel contesto socio-economico in cui sono nati e si
sono sviluppati, facendo anche una panoramica sul gekiga e sulla rivista
Garo.
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