Quando a marzo è stato annunciato un nuovo twin stick shooter in esclusiva per Nintendo Switch,
in molti si stavano già preparando a pregustare già un prodotto
sgargiante, vivace e coloratissimo, e invece, appena due mesi dopo, ci
si ritrova di fronte ad un incubo fatto di sporchi pixel grondanti di
sangue. Garage è la storia di uno storditissimo spacciatore di
droga, risvegliatosi senza memoria nel bagagliaio di un'auto distrutta,
al buio intermittente tipico degli autosilos sotterranei, circondato da
sangue, topi e budella, nel pieno di un'apocalisse zombi.
Nato dalle menti di TinyBuild Games (Party Hard, Hello Neighbor),
il nuovo indie game ad approdare sulla console ibrida Nintendo è la
dimostrazione di come il parco giochi di Switch si stia facendo sempre
più vario ed imprevedibile.
Sebbene permanga un certo gusto per uno sfrontato humor nero, ormai
marchio di fabbrica di gran parte dei prodotti del piccolo team di
Seattle, Garage si mostra ben presto più cupo e "maturo"
rispetto alle precedenti produzioni, ci propone un 2D volutamente grezzo
e spigoloso, con tanto di scanlines, ci mette di fronte una visuale
top-down, sporcata da un filtro VHS degno della quarta copia pirata di un b-movie degli anni ‘90, e azzarda anche una malcelata strizzatina d'occhio ad Hotline Miami, il ben noto capolavoro di Söderström e Wedin.
È
una storia che non si risparmia nessuno dei cliché del genere zombesco,
compresi loschi esperimenti segreti, eccentrici scienziati egomaniaci,
contorti complotti attorno ad intoccabili corporazioni militarizzate,
famelici cani non-morti a due teste, zombie sovrappeso avvolti da verdi
nubi di gas putrescente, furbissimi compagni d'avventura che propongono
di dividersi per ispezionare meglio la zona; tuttavia riesce, in qualche
modo, a tenere viva l'attenzione del giocatore, almeno sulla trama, un
po' per l'insolita natura del protagonista, un po' per tutta una serie
di espedienti narrativi atti ad inoculare, attraverso passaggi ed
elementi piuttosto surreali, un dubbio sull'intera faccenda, quello che
si tratti di uno dei più epici bad trip che la storia delle sostanze
psicotrope ricordi.
Dal primo all'ultimo minuto di gioco, questo Garage bombarda il
giocatore con un enorme quantitativo di stimoli audiovisivi,
sapientemente scelti fra i più molesti e disturbanti, si dimostra capace
di costruire il giusto ambiente sul quale proiettare le ombre
bidimensionali dei non-morti, e si rivela in grado di dosare ottimamente
gli ingredienti per creare il giusto intruglio da dare in pasto ad ogni
categoria esistente di nostalgici, eppure non riesce in alcun modo a
nascondere i vistosi tentennamenti del gameplay.
Parliamo in primo luogo di un sistema di puntamento tra i più imprecisi mai visti in un twin stick shooter:
se nelle prime battute il problema è nascosto dalla prevalenza dei
combattimenti corpo a corpo, quando si tratta di abbattere i nemici
sulla lunga distanza, quando si rende necessario far rapidamente
capolino dai corridoi o dalle entrate, il puntamento ci appare mal
progettato, impacciato, semplicemente inadeguato; inutile dire che le
levette analogiche dei joycon Nintendo, con la loro breve corsa, non
fanno che sottolineare impietosamente simile mancanza.
Se a questo si aggiunge la lentezza dei caricamenti, il vistoso
singhiozzare dell'azione durante i salvataggi automatici e una
drammatica collezione di scelte infelici nel battle design
(combattimenti coi ratti in primis), è presto chiaro quanto il nuovo
lavoro di TinyBuild rischi di sembrare un completo disastro per i fan
del genere.
È la frustrazione, quindi, il vero orrore di Garage,
che riesce ad insidiarsi anche in passaggi potenzialmente memorabili ed
assale il giocatore ogni volta che, in stato di grazia, riesce a
coordinarsi perfettamente per battere i nemici sul tempo, ma finisce poi
per essere tradito da un mirino che schizza inesorabilmente verso il
muro opposto. È un vero peccato, perché è evidente il talento del
piccolo studio di Seattle nel creare la giusta atmosfera, forte di una
colonna sonora più che godibile e un'ottima campionatura audio, oltre
che di un'apprezzabile resa finale della pixel art.
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