Irene Vanni e Francesco Spagnuolo ai Delos
Day 2011
Ciao Francesco, presentiamo intanto la
collana Odissea Zombie.
Odissea Zombie è una collana nata da un’intuizione di
Franco Forte, che a suo tempo notò un forte interesse
editoriale verso questo filone di romanzi. Inizialmente, dopo un briefing, e
aver avuto feedback dalle agenzie letterarie, abbiamo deciso di partire con
storie nuove che raccogliessero il meglio dei plot di nuova generazione, quindi
storie capaci di meravigliare, commuovere, sorprendere e divertire. Ci piaceva
l’idea di avere sempre lo zombie come nemico, evitando storie di morti viventi
al liceo, o connotati lungo un filone più romantico.
Ovviamente, non è stato semplice
individuare quali autori e romanzi: il mercato lo fanno i lettori, e molti dei
nostri sono donne, per cui non snaturare lo zombie e farlo conoscere sotto ogni
aspetto attraverso i romanzi non è stato proprio uno scherzetto, anzi. Nello
specifico l’idea era di creare una collana essenzialmente basata su storie di
esseri umani che affrontano o sopravvivono all’era degli zombie, un po’ come in
The Walking
Dead, inserendo all’occorrenza anche narrazioni diverse, ma sempre con
lo zombie cattivo: per la serie uccidi o sarai ucciso.
Dopo due anni posso dirti che siamo molto
felici perché la collana sta andando bene, nonostante il periodo economicamente
difficile che sta attraversando il nostro Paese.
Si fa presto a dire Zombie. Se guardo ai
romanzi della collana abbiamo due romanzi con tutte le caratteristiche del
racconto di formazione con pagine molto liriche, Rot & Ruin in particolare,
che contiene in sé anche il viaggio dell'eroe. Anche Il primo giorno non
disdegna di essere pregno di significati.
Cosa ci dobbiamo aspettare da Trappola al
Gil's Diner?
Tutti e tre i libri, come ho appena
spiegato, hanno un punto fermo: la natura dello zombi. Il morto vivente è
l’essere da cui difendersi, dal quale aspettarsi di essere divorati. Questa
lotta assume colori e significati diversi a seconda di molti fattori, il più
importante dei quali l’utilizzo dello zombie come antagonista tout court o come
“argomento” per dire altro.
Il primo giorno di Rhiannon
Frater potrebbe sembrare uno di quei film a cui il cinema di George Romero
ci ha abituato, se non fosse per la forte componente sentimentale di cui è
permeata l’intera storia. In questo caso abbiamo lo zombie come essere cattivo,
da cui non ci aspettiamo nulla, se non quello di essere attaccati e distrutti,
mentre l’umanità cerca di risollevarsi durante la piaga.
Il discorso cambia con
Rot & Ruin di
Jonathan
Maberry, che tende a utilizzare gli zombie come argomento per dire altro. La
domanda che pone Maberry all’inizio delle Cronache di Benny Imura è semplice e
profonda: nell’èra degli zombie, chi è il vero mostro? E’ questo che fa di Rot
& Ruin un romanzo spettacolare, pieno di significati, e che mi ha convinto,
dopo una segnalazione di Franco Forte, a optare per Maberry, che abbiamo preso
superando la concorrenza di altri editori interessati. Lo zombie è sì il nemico,
ma anche un motivo per interrogarsi nel profondo e guardare chi è l’uomo quando
l’umanità è nel caos più totale. Maberry ha vinto tredici premi letterari. Il
sequel di Rot & Ruin, Dust & Decay ha vinto quest’anno il Premio Bram
Stoker nella categoria YA. Mi pare che il discorso sia piuttosto chiaro.
Come accade nel mondo cinematografico, le
storie che si interrogano di più e che scavano in profondità vincono e restano
nel cuore dei lettori o degli spettatori. C’è da dire che Maberry è un grande
studioso di zombie chiamato in causa anche da History Channel, insieme ad altri
autori, per parlare del fenomeno “morti viventi”, un motivo in più per leggere
questo bravo autore.
Per quanto riguarda In trappola al Gil’s
Diner, devo dire che è stata una scelta, ardua, e fondata su diversi
fattori, tra questi l’apertura di un nuovo genere che accetta lo zombie come
figura antagonista principale tra le altre creature della notte, basti pensare a
Paranorman e The Goon, che mettono in risalto lo zombie come elemento
predominante di un mondo formato anche da altro; ulteriore cosa importante è la
qualità letteraria di Martinez, che è davvero un bravo autore, capace con questa
opera letteraria di vincere premi importanti e farsi opzionare dalla Dreamworks
Animation.
Da
In
trappola al Gil’s Diner dovete aspettarvi un romanzo irriverente, oscuro,
che può ricordare per tono le storie di Tim Burton, o lo stile fantastico di
film tipo
Grosso guaio a Chinatown di
John Carpenter (tanto è vero che avevo proposto tra i
titoli anche
Grosso guaio al Gil’s
Diner). Martinez ha scritto un’opera eccellente capace di entrare e di
uscire dai generi. Non è una zombie novel tradizionale la sua (anche se negli
U.S.A. la inseriscono tra i libri umoristici con gli zombie da leggere), ma una
idea diversa, con lo zombie al centro dell’attenzione anche se per schema
narrativo è alla base di qualcosa di più vasto: l’Armageddon. Attenzione però:
gli zombi pre-romeriani erano richiamati alla vita attraverso riti arcaici,
proprio come accade in questo fantastico romanzo. La traduzione è di Annarita
Guarnieri, che ha saputo apportare al romanzo il taglio più adeguato garantendo
un’opera degna dell’autore.
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