Verso la fine degli anni ‘60 un film ha cambiato per sempre la storia
del cinema horror. Dietro la macchina da presa un regista appena 27enne
con un obiettivo: realizzare un’opera che fosse in grado di andare
oltre i cliché del cinema di genere del periodo. Una pellicola estrema,
capace di riflettere il caos e le incertezze di un’intera società,
trapiantando l’orrore all’interno di quelle istituzioni, come la
famiglia, considerate sacre. Quell’uomo era George A. Romero.
Con un budget limitatissimo e dei tempi di riprese dilatati
all’inverosimile, sfruttando i weekend e i ritagli di tempo, questo
regista ha girato nel 1968 una delle pietre miliari della storia del
cinema horror (e non solo): La Notte dei Morti Viventi.
Una pellicola che si è posta come spartiacque, creando una figura di
morto vivente (la parola “zombi” non viene mai citata all’interno di
questa storia) che è durata fino ad oggi, evolvendosi sotto certi
aspetti ma fondamentalmente rimanendo fedele a sé stessa.Nel corso della sua carriera George A. Romero
non ha mai abbandonato il genere horror, proseguendo la sua saga dei
morti viventi ma non solo, perché nel corso degli anni questo regista ha
portato sul grande schermo anche altre forme di orrore, come nel caso
di Wampyr, Monkey Shines e La Metà Oscura.Il suo contributo per la storia del cinema è indiscutibile e
finalmente sarà riconosciuto con una più che meritata Stella sulla Walk
of Fame a Los Angeles. Una notizia che ha fatto la gioia di
tutti gli appassionati di horror, ancora più importante perché
contribuisce a sottolineare l’importanza di un genere – e soprattutto di
un regista – troppo spesso sottovalutato o snobbato.