Pochi giochi sfoggiano una dichiarazione di intenti così chiara fin dal
titolo al pari di The Escapists: The Walking Dead. Come facilmente
deducibile la nuova fatica dei Mouldy Toof Studios è una contaminazione
tra il loro titolo precedente e il brand di The Walking Dead, un mix
non esattamente naturale in cui le meccaniche del primo si sono dovute
parzialmente piegare alle necessità narrative del secondo.Come sa chiunque abbia mai letto un numero del fumetto o visto un
episodio della serie TV – e a spanne siamo vicini a un buon 90% della
popolazione occidentale – le speranze di sopravvivenza di Rick Grimes e
soci sono legate alla permanenza prolungata tra i confini di una
località sicura faticosamente occupata, mentre i protagonisti di The
Escapists erano galeotti quotidianamente impegnati nella metodica
esecuzione di elaborati piani di fuga da carceri di massima sicurezza.
Come coniugare dunque due brand all'apparenza incompatibili?
La quadratura del cerchio escogitata da Mouldy Toof prevede
l'introduzione di una componente narrativa più forte e delimitante,
necessaria a guidare le azioni del gruppo di sopravvissuti a cui il
giocatore viene posto a capo verso gli eventi scatenanti che
determineranno la conclusione di uno dei cinque scenari e l'ingresso nel
successivo.L'operazione chirurgica realizzata da Mouldy Toof ha però lasciato
sostanzialmente intatta la lunga fase di crafting e di micro-management
su base quotidiana che caratterizzava lo scorrere dei giorni dietro le
sbarre. Se in prigione l'adesione alle regole e alle tabelle che
scandivano l'attività giornaliera serviva a non destare sospetti tra i
severi secondini, nel mondo di The Walking Dead le faccende domestiche e
i piccoli compiti simili si rendono necessari per illudersi che in
fondo tutto vada bene. Tradotto, la realizzazione dei task richiesti dal
gioco serve a mantenere alto il morale del gruppo, indispensabile per
assicurarsi che i nostri compagni non sbroccheranno proprio nei momenti
meno opportuni, e a ridurre di conseguenza le irruzioni di non-morti
all'interno delle zone di sicurezza. È evidente dunque che alcune delle meccaniche di The Escapists vengano
sovrapposte un po' forzatamente e sia necessario un lavoro di fantasia
per farle aderire perfettamente al materiale proveniente dall'universo
di The Walking Dead. La più grande concessione all'epopea zombie ideata
da Robert Kirkman rispetto al materiale di partenza di The Escapists è
rappresentata dal maggior peso ricoperto dall'uso delle armi e dal
combattimento nell'economia del gioco, uno sbilanciamento che va a
ridurre sensibilmente l'importanza e l'utilità dello stealth.Tutto sommato però l'incontro tra due elementi apparentemente così
distanti funziona per la maggior parte del tempo, a patto di tenere a
mente che la struttura portante del gioco è quella di The Escapists – e
che questa si basa in buona sostanza sulla ripetizione. Buona parte del
tempo di gioco andrà infatti speso gestendo con attenzione le brevi ore
quotidiane a disposizione suddividendole tra le attività da svolgere
ogni giorno e le missioni in salsa zombie necessarie per proseguire. La
natura casuale di alcuni elementi di design, come il posizionamento
degli oggetti, può rappresentare infine una complicazione ulteriore nel
quadro di un livello di difficoltà già di per sé non basso, compensata
però almeno in parte da un ammorbidimento nei meccanismi di punizione in
seguito ai fallimenti. Se la vita in galera non era facile, in un mondo
invaso dai morti viventi lo sarà ancora meno.
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