domenica 28 dicembre 2014

I VICHINGHI Z

Non è la prima volta che qualche buontempone se ne esce con l’idea di mischiare zombi e mitologia nordica. Tra Zombie Vikings (RTS per iOS dello scorso anno), il film Vikings vs Zombies e il cortometraggio spagnolo Of Vikings and Zombies, la commistione tra morti viventi e vichinghi non è insomma nuova e tutte queste produzioni sono caratterizzate da molto humor e da un tono sempre esagerato e sopra le righe. Stesso tono promesso dal team svedese di Zoink Games, che dopo il buon successo del loro primo titolo non mobile (lo spassoso Stick It to The Man!) arriverà a luglio su PC e PlayStation 4 con Zombie Vikings. Non si tratta naturalmente del RTS citato poco sopra, ma di un gioco del tutto nuovo di cui è già disponibile su YouTube un primo teaser trailer che mette subito in chiaro diverse cose.
Prima di tutto aspettiamoci un approccio molto irriverente, sboccato e demenziale alla materia “horror-mitologica”, visibile anche nel particolare stile grafico e nel character design deformato e spassoso, ripreso in parte proprio da Stick It to The Man!. In uno scenario nordico decisamente cupo e atipico dovremo controllare uno dei quattro vichinghi zombi che compongono il roster del gioco, ovvero Gunborg, Seagurd, Hedgy e Caw-kaa. Questi sgangherati e puzzolenti morti che camminano sono stati risvegliati da Odino in persona per trovare il mitologico The Eye, l’ultimo occhio funzionante rimasto al boss degli Dei del Valhalla e sottrattogli da chissà chi. Già la trama non promette nulla di serio e anche i quattro zombi paiono usciti da un cartoon per decerebrati, tanto che non deve stupire la presenza in fase di scrittura e design di Zach Weinersmith, autore dei Saturday Morning Breakfast Cereal Comics. Anche i livelli di gioco la dicono lunga sul tono demenziale del gioco, dove visiteremo le paludi allo zenzero di Molgaga, gli intestini del serpente di Midgard e le terre di un troll a forma di pollo gigante, senza dimenticare un livello in cui scopriremo addirittura le origini del calcio (lo sport, non l’elemento chimico). Nel primo trailer si scorgono poi altre chicche come un vomito verde corrosivo e dialoghi che non sfigurerebbero in un film dei fratelli Farrelly, come quello iniziale dei funghi sul corpo di una vecchia megera.
Insomma, anche se si sa pochissimo sul gioco, il divertimento su PC e PlayStation 4 non dovrebbe mancare e il team svedese punta proprio su questo approccio per colpire il pubblico. Ma esattamente che tipo di gioco sarà Zombie Vikings? Dalle poche informazioni in nostro possesso Zoink Games ha optato per una sorta di hack’n’slash a scorrimento orizzontale misto a un classico brawler. Il tutto visto in chiave co-op ed esclusivamente online; inoltre i quattro zombi protagonisti potranno fondersi in un unico mega zombi (non vogliamo nemmeno immaginare che aspetto avrà), ma anche utilizzare parti del corpo di un compagno come armi. Su mosse, combo e altri elementi di gameplay non si sa ancora nulla, ma da gennaio Zoink Games rilascerà continui aggiornamenti tra cui dei mini making-of mensili per far scoprire quanti più particolari possibili sul gioco. Il prezzo su Steam e sul PlayStation Store dovrebbe aggirarsi sui 10 euro e per chi ha sempre sognato di sfatare il luogo comune del vichingo tutto forza bruta, onore ed epicità, Zombie Vikings potrebbe rivelarsi davvero una bella sorpresa. Peccato solo non poter contare sul co-op in locale (almeno su PlayStation 4), ma non è detto che il team svedese non lo aggiunga in futuro. O almeno speriamo.

domenica 21 dicembre 2014

LA VITA ALLO STATO ZERO

Life Zero è una miniserie scritta scritta da Stefano Vietti (Dragonero), disegnata da Marco Checchetto (Avengers World) che sarà suddivisa in 3 albi da 48 pagine ciascuno  e che vedrà la luce il prossimo anno.
Gli autori hanno creato una pagina Facebook per tenere aggiornati i lettori e mostrare alcune anteprima e work in progress che potete visionare qui.
La serie sarà un action  incentrata sugli zombi, ambientazione europea con militari e tanta neve. I protagonisti principali saranno  Laura Nardi, una giornalista italiana, e Derek Shako, mercenario belga assoldato da un dipartimento speciale per l'energia europeo. Con loro seguiremo un gruppo di scampati all’apocalisse zombie il cui unico scopo è sopravvivere.
Inizialmente proposto per edizioni Arcadia il progetto è stato poi abortito e adesso viene rilanciato per Panini Comics.

IL TRIO FRANCESE IN UN UNICO ALBO

Arriverà a gennaio il nuovo fumetto dedicato agli zombi e targato saldaPress. Si tratta di “Zombies”, volume unico che raccoglie i tre albi francesi originali. Annunciato diversi mesi fa, finalmente a inizio 2015 sarà disponibile all’acquisto in fumetteria e nello shop saldaPress. In attesa di ulteriori dettagli per ora è stata ufficializzata la cover.
Zombies

LA FILOSOFIA ZOMBI

Fumetti, videogiochi, riletture di romanzi classici, serie TV, flash mobs: gli zombie, negli ultimi anni, sono tornati decisamente di moda. Un ritorno alla grande, quasi mezzo secolo dopo l’ondata di film che inizia dalla Notte dei morti viventi (1968) fino al Ritorno dei morti viventi (1985), quando i cadaveri antropofagi ambulanti sembravano finalmente, e definitivamente, sepolti.A risvegliarli, questa volta, più che alcuni film di successo incerto, come Zombieland o 28 giorni dopo, è stata Walking Dead, la serie tv ispirata a un fumetto nata nel 2010 e giunta alla quinta stagione, diventata oggi un vero e proprio fenomeno di costume. Quali sono i motivi di questo macabro revival, che spodesta dalle classifiche horror creature pur sempre apprezzate come i nobili vampiri o i mai tramontati fantasmi? Un brillante saggio di un sociologo francese, Maxime Coulombe, intitolato Piccola filosofia dello zombie, (Mimesis, pagg.120, € 12, traduzione di Chiara Passoni) ci fornisce alcune efficaci chiavi di lettura, utili anche a decifrare meglio la nostra società occidentale.Caricatura dell’uomo vivente, lo zombie contemporaneo è un non-morto, generalmente risvegliato da un virus o da una catastrofe ambientale, e si muove in un mondo post-apocalittico, di cui è signore assoluto e inconsapevole, mosso esclusivamente dall’istinto di cibarsi di carne umana. Non ha sentimenti, non ragiona, non ha paura, non soffre e si muove caracollando goffamente, cosa che lo rende facile bersaglio dei pochi sopravvissuti, che possono restituirlo al regno dei morti fracassandogli il cranio, sede dell’ultimo barlume di pseudo-vita rimasto.Coulombe osserva che l’immagine dello zombie presenta alcuni aspetti rivelatori, diventando di volta in volta un “doppio” o un “mostro” su cui carichiamo da un lato le nostre angosce e le nostre paure, dall’altro le nostre speranze e la nostra curiosità. Innanzitutto, i morti viventi ci pongono brutalmente davanti all’ultimo tabù rimasto, quello della morte, analizzato a fondo da tanti studiosi francesi come Philippe Ariès o L.V. Thomas: ossessionati come siamo dal culto del corpo e dal mito della bellezza e della giovinezza eterna, i cadaveri semi-decomposti infrangono le regole non scritte del politicamente e fisicamente corretto, ricordandoci crudelmente l’orizzonte mortale del quale facciamo tutti parte. D’altro canto, proprio perché sappiamo che l’apocalisse zombie è una finzione, ci lasciamo piacevolmene sommergere dal piacere negativo suscitato dal repellente e disgustoso, consapevoli di trovarci nella posizione privilegiata di osservatori distaccati e inattaccabili.Gli zombie di celluloide, insomma, ci intrattengono e ci rassicurano, ma, forse, suscitano anche qualche vago segnale di allarme, segnalando che ci stiamo dirigendo verso una meta irraggiungibile, e che il benessere fittizio che crediamo di aver conquistato potrebbe svanire improvvisamente, lasciandoci in mezzo a un mucchio di macerie popolate di mostri. In tal caso, come dimostra bene la serie Walking Dead, non saranno né i soldi né il potere a proteggerci, ma solo le nostre virtù e la capacità di essere uomini, in piedi tra le rovine.
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domenica 14 dicembre 2014

LUKAS TRA GLI ZOMBI

Michele Medda, nel suo Lukas, ha finora lasciato la trama orizzontale distendersi su una struttura fortemente procedurale, dedicando ogni mese a una diversa creatura delle tenebre. Zombie, in questo schema, è un punto di passaggio importante: perché i morti viventi si avvicinano molto al concetto di ridestati, ma anche perché il recente e crescente successo diThe Walking Dead e più o meno riusciti epigoni vari rende l’argomento sovraffollato, e quindi difficile da trattare senza scadere in luoghi comuni.
L’episodio sembra discostarsi dai precedenti per una struttura più coesa, nella quale i filoni investigativi convergono praticamente subito. La verità è che, invece, il tema del mese, in analogia con il resto della serie, è affrontato in modo indiretto. Se Zombie è un titolo anche troppo semplice e scoperto, ci accorgiamo presto che il mostro di cui si parla non è affatto Alan Willis, il ridestato difettoso che origina i problemi della storia. Volendo richiamare George Romero e la radice filosofica del genere, Medda sottolinea che gli zombie sono gli altri: i ragazzini che si omologano, che popolano le strade per una parata di orrori posticci, come la massa di personaggi non giocanti per un videogame in tre dimensioni.È il mondo dei media che si ritorce su se stesso, la violenza virtuale che priva la violenza reale di importanza e drammaticità. Fino all’inversione completa dei ruoli: il morto vivente vero si ritrova in un centro commerciale (il più classico dei set per un film su quelli come lui), circondato da umani ben vivi, che reagiscono alla manifestazione dell’orrore reale inglobandolo nello show, virtualizzandolo e quindi anestetizzandolo con i telefonini.
Alan Willis riesce solo a contagiare un ragazzo: non c’è nessuna epidemia. O forse l’epidemia c’è già stata e Alan Willis è la vittima sacrificale sull’altare di un mondo infetto.
Lukas è così: gioca con gli stereotipi, talvolta rischiando di caderci dentro, ma riuscendo a mantenersi ai margini. In equilibrio al confine fra luce e ombra, come lo stesso protagonista ha dichiarato proprio nel numero precedente.Il tratto di Andrea Borgioli è dinamico, liquido e nervoso, ricorda un Luigi Piccatto più ordinato, mentre le impostazioni dei volti, specie per il taglio di labbra e occhi dei comprimari, fanno pensare a un Ferdinando Tacconi “liscio”, privato del suo caratteristico tratteggio. Le ombre, dense e nere, si uniformano in pieno all’impostazione visiva della serie, allargandosi come l’inchiostro e invadendo i personaggi, anche in pieno giorno. Le anatomie sono gestite bene, mentre gli ambienti appaiono spesso un po’ spartani, risolvendosi in linee sottili che non danno sufficiente consistenza a oggetti e architetture.
In un panorama Bonelli che, a livello mediatico, reagisce alla crisi puntando i riflettori su altri personaggi, Lukas continua la sua corsa in sordina, dimostrandosi un fumetto di qualità, capace di catturare il lettore in cerca di intrattenimento, ma anche di sviluppare un intreccio di tutto rispetto.
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VERSO LA FINE

“The Tube Exposed 18: La congiura dei ripulitori” di Camilo Cienfuegos è il nuovo capitolo della saga curata da Franco Forte ed edita dalla collana Delos Digital di Delos Books.
Dopo una pausa durata circa 6 mesi ritorna nelle librerie digitali per il mese di dicembre la serie apocalittica Delos Digital (Delos Books) tutta zombie The Tube Exposed con il 18° capitolo della saga dal titolo La congiura dei ripulitori firma di Camilo Cienfuegos.
TRAMA - I ripulitori ripuliscono il mondo dagli zombie. Questo Viktor, Carl e Jacob lo sanno bene. Quello che non sanno è da chi lo devono ripulire, quando non si tratta di zombie...
A quanto pare ci sono dei luoghi nascosti in cui poche, pochissime persone, ricche e potenti, non se la passano per niente male, mentre i sopravvissuti affrontano giorno dopo giorno la minaccia zombie. E figurarsi se i ripulitori non si sono messi in testa di andare a darci un’occhiata, magari con l’idea di trovare un posto sicuro proprio per i pochi superstiti. Per farlo, però, dovranno accettare l’aiuto di qualcuno che sembra saperne ben più di quanto vorrebbe lasciar intendere. E quando capiranno di essere rimasti invischiati in un affare più grande di loro, sarà troppo tardi per tirarsi indietro.
L'AUTORE - Camilo Cienfuegos nasce a Santiago del Cile nel 1973. In tenera età si trasferisce assieme ai suoi genitori in Svizzera, dove tutt’ora risiede. Dopo aver studiato cinema, inizia a collaborare come cameraman e regista per la televisione. Realizza e produce alcuni documentari. Suoi racconti si trovano nelle antologie 365 Racconti sulla fine del mondo, 365 Storie d’amore, 365 Racconti di Natale, edite da Delos Books. Per The Tube Exposed ha già pubblicato I ripulitori, quarto capitolo della serie e I ripulitori e l'abisso, 13° capitolo.
CAPITOLI PRECEDENTI - "The Tube Exposed: Il lupo" di Luigi Brasili, “The Tube Exposed 2: L'antro di Jona” Roberto Zago, Nuove Uscite - "The Tube exposed 3: Il cacciatore" di Diego Lama, "The Tube Exposed 4: I ripulitori” di Camilo Cienfuegos, “The Tube Exposed 5: Il tempio della notte” di Diego Matteucci, "The Tube Exposed 6: Via di Fuga" di Luca Romanello, “The Tube Exposed 7: Il ritorno del Lupo” di Luigi Brasili, "The Tube Exposed 8: Paranoia Park" di Andrea Montalbò, "The Tube Exposed 9: Di fame e d'amore” di Andrea Franco e Luca Di Gialleonardo, “The Tube Exposed 10: Family Reunion” di Lia Tomasich, “The Tube Exposed 11: Veleno dentro” di Luca Romanello, “The Tube Exposed 12: Survive” di Antonino Fazio e “The Tube Exposed 13: I ripulitori e l'abisso” di Camilo Cienfuegos

ARRIVANO I TOSSICI

Dopo aver tanto atteso l'edizione italiana di Zombicide, l'Asterion Press schiaccia l'acceleratore e ci propone la prima (di molte!) espansioni per il famoso gioco ammazza zombie della francese Guillottine Games. In Toxic City Mall l'azione si sposta dalle strade all'interno dei centri commerciali, dove in molti hanno cercato rifugio solo per trovare fauci spalancate, corpi decomposti e probabilmente qualche offerta interessante. Non di meno, per i sopravvissuti, i centri commerciali sono depositi di cibo in scatola, generi di prima necessità e, sopratutto, armi. Beh i centri commerciali americani quantomeno hanno le armi, da noi in caso di apocalisse Zombie al massimo gli tiriamo le scatole di pelati, o una roncolata dal reparto ferramenta... Ma tant'è, in questa espansione i sopravvissuti esploreranno centri commerciali pieni di nuovi oggetti, opportunità e pericoli, in altre parole gli Zombie Tossici, come se quelli normali non fossero già abbastanza brutti! Aperta la scatola di Toxic City Mall, troviamo, grossomodo, le stesse cose trovate in Zombicide. Tessere quadrate per il terreno? Ci sono, questa volta rappresentano l'interno del centro commerciale, con i corridoi della hall al posto delle strade e i negozi al posto degli appartamenti. Carte equipaggiamento e zombi? Assolutamente si, gli equipaggiamenti hanno la stessa grafica, sarebbe stato preferibile aggiungere un simbolo per distinguere le carte dell'espansione da quella base, per permettere di dividerle più agevolmente in caso si voglia giocare solo con lo Zombicide base. Dadi, schede dei Sopravvissuti, clip per segnare i punti ferita? Tutti presenti, e qui non abbiamo grosse modifiche... aspetta, i Sopravvissuti hanno un retro! Adesso è possibile giocare con la versione Zombivor, in altre parole: è la trasformazione che avviene  quando un sopravvissuto cede ai morsi degli zombie, ma la sua volontà è tale da mantenere la propria identità e continuare la sua lotta contro i non morti! Oltre alle schede per i quattro nuovi Sopravvissuti ci sono le schede Zombivor per i personaggi del gioco base. Miniature? E come potrebbero mancare? Le quarantatre nuove miniature presenti nella scatola rappresentano i quattro nuovi sopravvissuti, le loro versioni Zombivor, gli Zombivor dei sopravvissuti di Zombicide, e ventinove Zombie Tossici di plastica verde. La definizione delle miniature mi è sembrata leggermente inferiore a quella della scatola base, nonostante la conferma della cura per i dettagli di ambientazione (le pantofole a coniglio!) ho la sensazione che non siano allo stesso livello di Zombicide. Bisogna dire che la plastica verde potrebbe falsare la percezione, e comunque resta un ottimo livello per un gioco in scatola.Il manuale introduce poche novità dal punto di vista delle regole, ma quelle presenti sono notevoli. Iniziamo dagli Zombivor, in altre parole le versioni non morte dei Sopravvissuti. Come vi spiegammo nella recensione di Zombicide un Sopravvissuto può sopportare solo due ferite prima di soccombere alle orde non morte. Quindi tutto finisce? No! Il sopravvissuto può riemergere come Zombivor, in altre parole un essere infetto dalla Non Morte ma pienamente consapevole, in grado quindi di usare oggetti e di continuare a combattere per i vivi. Essere uno Zombivor comporta alcuni effetti non indifferenti (a parte l'odore nauseabondo e le carni marcescenti). La peculiare fisiologia dello Zombivor gli consente di subire danni che ucciderebbero... beh, chiunque non sia già morto! Uno Zombivor può infatti subire ben cinque ferite prima di morire. Quando un Sopravvissuto diventa uno Zombivor cambia anche l'albero delle abilità a cui fa riferimento, infatti si hanno accesso a tutta una serie di nuove abilità speciali legate alla propria condizione. Va detto che non è tutto oro quello che luccica, infatti la prima abilità, quella gialla, non è più un'azione generica aggiuntiva, ma diventa un'azione specifica (movimento, cercare, etc. etc.), questo fa perdere in versatilità quello che si è guadagnato in resistenza.
 Se l'idea di interpretare delle carcasse putrescenti (ma molto arrabbiate) non vi piace, potreste trovare interessante l'aggiunta delle barricate, utili strumenti per fermare, seppur momentaneamente, le orde di rianimati. Un sopravvissuto può, al costo di tre azioni, iniziare a costruire una barricata, e finirla con altre tre. Una barricata blocca il movimento degli zombie, ma non interrompe la linea di vista. Questo vuol dire che gli zombie continueranno a sbatterci contro cercando di raggiungere i succulenti Sopravvissuti poco oltre, mentre questi gli scaricano addosso tutto il piombo possibile. Se i film e i telefilm ci insegnano qualcosa, è che le barricate non sono certo eterne, basta infatti che gli zombie ottengano un'attivazione aggiuntiva per eliminare una barricata, lasciando i sopravvissuti allo scoperto. Per fortuna alcune cose non possono essere tolte di mezzo, come i cumuli di detriti, elementi che rendono una zona impassabile e bloccano la linea di vista, possono essere usati dai sopravvissuti più in gamba per rallentare o imprigionare gli zombie in un cul de sac.
 Oltre a questo abbiamo nuovi scenari, abilità speciali e, sopratutto, gli Zombie Tossici. I verdi protagonisti di Toxic City Mall rappresentano una nuova, insidiosa minaccia per i Sopravvissuti. Gli Zombie Tossici hanno le loro carte speciali per apparire, e si muovono esattamente come quelli normali. Ci sono le versioni tossiche per ognuno dei quattro tipi di Zombie, dall'umile Deambulante al terrificante Abominio. Quando un Sopravvissuto uccide uno Zombie Tossico nella stessa zona, questi esplode infliggendogli una ferita! In questo troviamo, tra l'altro, una qualità distintiva del design di Zombicide, ovvero l’attenzione per la giocabilità prima di ogni altra considerazione “realistica”. Gli Zombie Tossici infatti esplodono e fanno il danno solo a chi li uccide  e solo se questi è nella stessa zona dell’esplosione, altrimenti nulla. Ad esempio, se con un fucile da cecchino uccidi uno zombie tossico presente in un'altra zona, questi non esplode, nemmeno se ci sono altri sopravvissuti!
Il resto dell'impianto regolistico è lo stesso di Zombicide, per cui dopo una veloce lettura delle novità si può subito iniziare!Dopo aver piazzato tutti i tasselli, aver mischiato tutte le carte e scelto tra i sopravvissuti, ovviamente dando la precedenza a quelli nuovi, ci immergiamo subito nell'atmosfera del cento commerciale infetto, infatti i nuovi tile rappresentano egregiamente il cambio di locazione: dai lunghi corridoi di marmo ai negozi con le merci sparse in giro, traspare nuovamente l'impegno di creare uno scenario credibile, con segni di lotta ovunque e inquietanti macchie e strisce di sangue. Dopo aver “vissuto” tanto un gioco (chi vi scrive ha all’attivo veramente parecchie partite a Zombicide), è normale adottare delle soluzioni di routine per affrontare gli scenari, ma con Toxic City Mall si esce dalla zona di conforto creata nelle nostre abitudinarie cacce ai non-morti, grazie alle novità, apparentemente piccole ma importanti. L'aggiunta di carte nei mazzi degli equipaggiamenti fa si che per trovare un oggetto specifico (per la missione o per il personaggio) serva cercare di più, mentre l'aggiunta delle carte per gli Zombie Tossici fa durare di più il mazzo, permettendo ai giocatori di gestire meglio le orde in movimento. Affrontare gli zombie tossici però non è così facile! Giocando allo Zombicide Base è normale cercare di equipaggiare almeno un personaggio per gli scontri ravvicinati, in modo da sopperire a quando, per qualsiasi motivo, la faccenda diventa “personale”. Con gli Zombie Tossici in giro queste precauzioni vanno a farsi benedire, obbligando quindi i personaggi a cambiare di volta in volta le loro priorità, rendendo quello che sarebbe stato un facile percorso, un’incognita da valutare attentamente. Anche la struttura del centro commerciale cambia radicalmente il modo di giocare. A differenza degli appartamenti, i negozi normalmente hanno una sola entrata e sono composti di una sola stanza, per cui quando entri per cercare oggetti hai sempre la sensazione di esserti appena infilato in una gabbia...
 I personaggi dell'espansione aggiungono una nuova  gamma di interessanti opzioni con le loro abilità speciali, dalla capacità di aprire ogni porta senza far rumore a un'utilissima casella di distanza in più per le armi da tiro, sanno sicuramente distinguersi da quelli della scatola base senza però oscurarli.
La modifica che più di tutte ci ha lasciato il segno, però sono gli Zombivori. Uno degli elementi caratteristici di Zombicide era la sensazione che gli autori ti odiassero fortemente, con gli Zombivori questo cambia radicalmente, non basta più una singola pesca sfortunata (tombini + attivazione... ARGHH!) per rovinare un piano ben riuscito... magari rovina il look e servirà una nuova spedizione alla ricerca di profumi, ma almeno un giocatore sfortunato non esce subito da una partita che, potenzialmente, dura anche un paio d'ore...
Se pensavate che Zombicide avesse offerto tutto quello che poteva, beh potete ricredervi. Toxic City Mall aggiunge delle nuove e interessanti sfide, un set di abilità speciali molto sfiziose il tutto condito con la solita ironia del team della Guillottine. Nel giocarci abbiamo ritrovato lo stesso spirito dissacrante di Zombicide (vi ho già detto delle pantofole a coniglio!!!) e lo stesso gusto per il massacro insensato, per le situazioni al limite dell'affrontabile in cui i personaggi, con la giusta dose di fortuna, escono con le armi spianate ridendo di fronte alla morte oppure, debitamente ciancicati, come orrori non morti molto arrabbiati! Pollice alzato quindi per questa prima espansione di Zombicide, e attenti a non farvelo mangiare!

ANCHE I RATTI SOPRAVVIVERANNO

È lo stesso creatore di Rat-Man Leo Ortolani a presentare sul suo profilo facebook “La Notte dei Ratti Viventi”, una serata di festa che il 17 Gennaio 2015 servirà per lanciare in anteprima nelle fumetterie che prenderanno parte all’iniziativa il numero 106 di Rat-Man, inizio della trilogia zombesca The Walking Rat.
Cosa aspetta chi dalle 20.30 del 17 Gennaio parteciperà alla Notte dei Ratti Viventi? È sempre Leo a raccontarlo:
In queste fumetterie troverete in anteprima l’albo, in uscita in tutte le edicole e le altre fumetterie il 22 gennaio (circa, inutile che stiamo qui a girarci intorno). Nell’albetto allegato c’è un articolo mio sul fenomeno zombi, corredato di una decina di immagini dei personaggi di Rat-Man zombizzati.

L'ORDA DEGLI HUNGRY

A primo impatto la somiglianza con When Vikings Attack! è palese, ma approfondendo ci si può accorgere che oltre alla possibilità di controllare un’orda, di zombie o vichinghi che sia, le meccaniche di gioco sono totalmente differenti: The Hungry Horde è, infatti, un gioco molto particolare che mescola elementi da roguelike ad altri tipici dei titoli mobile (non a caso il gioco era inizialmente previsto per PlayStation Mobile e soltanto in un secondo momento è stato convertito in un titolo per Vita a tutti gli effetti).
The Hungry Horde non avremo una campagna principale a tutti gli effetti da portare a termine, ma soltanto una serie di scenari da completare entro il tempo limite fino ad arrivare ad un boss (che può essere un carro armato od un elicottero), per poi ripetere da capo lo stesso procedimento per affrontare il boss che non si è incontrato precedentemente in una sequela potenzialmente infinita di “notti” in cui sopravvivere all’attacco nucleare dei militari intenzionati ad eliminare per sempre la minaccia dei non morti. Ho scritto che è “potenzialmente” infinito perché comunque andando avanti i checkpoint ci daranno sempre meno secondi in più, e i nostri nemici diventeranno più ostici facendoci anche perdere del tempo prezioso. Ogni giorno l’ordine in cui questi scenari vengono proposti viene modificato, anche se comunque non sono poi così tanti e dopo qualche ora li conoscerete a memoria e saprete come proseguire in ognuno di essi, ma almeno darà un po’ di varietà all’esperienza complessiva, strutturata palesemente per il mordi e fuggi caratteristico di un gioco portatile. Ma veniamo al protagonista principale del gioco, ovvero l’orda di zombie famelici che ci toccherà controllare in un totale rovescio dei clichè tipici dei giochi coi morti viventi. Nostro compito sarà non solo, come scritto sopra, quello di proseguire nei livelli, ma per farlo dovremo anche “reclutare” altri umani facendoli passare a miglior vita e rendendoli partecipi della nostra disperata lotta per la sopravvivenza. Come si fa? Potremo semplicemente andargli contro e verranno automaticamente morsi da uno dei membri della nostra orda, oppure potremo sfruttare uno dei quattro power up di cui avremo dotazione e che sono assegnati ai quattro tasti di destra del pad: con la X i nostri cacceranno una grossa radio e creeranno un clima da discoteca che impegnerà temporaneamente tutti gli umani (civili e non) in un ballo di gruppo rendendoli vulnerabili; con il tasto Quadrato saremo invece in grado di “Afferrare” i nostri nemici, premendolo infatti appariranno degli zombie dalle viscere della terra che trascineranno con sé i malcapitati viventi (ma attenzione, con questo attacco non li recluterete, ve ne libererete soltanto); con Triangolo è poi possibile fare uno scatto con l’orda in grado di anticipare sul tempo i nemici e colpirli evitando troppe perdite; mentre, in ultima istanza, con Cerchio potremo attivare uno scudo che permetterà di annullare l’effetto dei proiettili nemici, altrimenti letali per lo zombie che ne viene colpito. C’è anche da specificare che questi potenziamenti non saranno sempre liberamente fruibili, ma vanno ricaricati raccogliendo dei cervelli sparsi qua e là per la mappa. - Rifacendomi chiaramente alla descrizione di uno dei trofei del titolo, approfitto di questo paragrafo per parlare di uno degli aspetti più importanti del prodotto di Nosebleed Interactive, ovvero i minigiochi: solo 5, è vero, ma molto carini e ben realizzati, oltre che un’aggiunta più che piacevole e atta a spezzare la monotonìa di fondo che altrimenti avrebbe attanagliato più di qualche giocatore. Di seguito in elenco:

Conga Zombies, una sorta di Snake rielaborato che ci vede alle prese con un trenino di zombie su un pavimento da discoteca e man mano che lo allungheremo trasformando umani aumenterà anche la velocità dello stesso rendendo discretamente impegnativo portarlo a termine;
Infection, un minigioco in cui impersoneremo il virus all’interno dell’organismo umano e dovremo contagiare i globuli rossi, eludere i globuli bianchi e potremo raccogliere mutageni per facilitare il compito;
Pacific Island, il quale ci renderà totalmente incapaci di offendere e ci chiederà di sopravvivere il più a lungo possibile sul perimetro di un’isola evitando tutti i colpi nemici;
Cryo Crisis, che invece ci porrà di fronte una serie di finestre dalle quali possono affacciarsi zombie e bombe, e nostro compito sarà quello di utilizzare il touch screen per colpire gli zombie il più velocemente possibile ed evitando le bombe che invece causeranno il game over istantaneo.
Zombat, quasi un plagio del Dead Ops di Call of Duty: Black Ops, un twin stick shooter in cui dovremo affrontare una serie di zombie senza mai farci colpire e potendo anche raccogliere armi più potenti.
Già leggendone le descrizioni esplicative di cui sopra si può notare come siano ben diversificati fra di loro, e giocandoci ci si può accorgere del perché si tratti di un aspetto sul quale lo sviluppatore inglese ha puntato molto. Tutti divertenti e ben realizzati, anche se non originalissimi.
Un altro aspetto importante di The Hungry Horde sono le figurine, dei collezionabili ottenibili tramite dei pacchetti (tutti da 3 ciascuno) che vi verranno assegnati sopravvivendo una notte, completando 10 obiettivi interni al gioco oppure completando i minigiochi suddetti. Vi sarà nel menù principale un album in cui queste vengono attaccate, e ne dovrete trovare ben 153 per portarlo a termine. Non sono da sottovalutare, poiché oltre ad esserci una figurina specifica per ogni singolo zombie del gioco, vi saranno anche sticker che vi sbloccheranno la possibilità di avviare i minigiochi dal menù principale (con delle lievi differenze rispetto a quelli che troverete nel gioco base), di ascoltare la colonna sonora, i crediti del gioco (in cui c’è una bella sorpresa che non voglio anticiparvi!) e l’editor di personaggi che permetterà di creare i propri zombie. La cosa è molto utile al fine di allungare la già buona longevità di un titolo che comunque si lascia piacevolmente giocare per una decina d’ore. Fra trofei da sbloccare, minigiochi, figurine e i 150 obiettivi interni che vi proporranno una serie di sfide da fare in una o più partite, insomma, ne avrete molta di carne al fuoco e ci vorrà un bel po’ prima che il tutto cominci ad annoiarvi e vi faccia passare oltre. - Tecnicamente parlando The Hungry Horde mostra il fianco a numerose sbavature, in parte derivanti dalla sua natura originaria di titolo mobile, che uno stile caratteristico e simpatico non riesce a camuffare totalmente. E’ pur vero che da un gioco sviluppato su Unity (come praticamente tutti i titoli a basso budget oramai) non si può pretendere più di tanto, però vedere una qualità delle texture sia ambientali che dei personaggi così slavate e mal definite su una console potente come PlayStation Vita lascia un po’ l’amaro in bocca. Anche se, come scritto sopra, gli sviluppatori hanno cercato di utilizzare una grafica più particolare, che in parte sembra richiamare Minecraft, per colmare le mancanze di cui sopra. Non molto migliore è la componente sonora, con davvero pochi motivi che si ripetono troppo spesso (seppur presi singolarmente non siano malvagi) risultando tediosi già nel medio termine. Anche i rumori ambientali o i versi degli zombie sono pochi e molto anonimi. A ciò si aggiunga un frame rate non molto stabile e, soprattutto, dei caricamenti davvero lunghi e pesanti, e capirete perché stiamo parlando dell’aspetto meno riuscito di questo gioco. In definitiva questo The Hungry Horde è di sicuro un titolo valido, divertente, e si lascia giocare per svariate ore senza annoiare il giocatore grazie anche ad una serie di features che variano l’esperienza di volta in volta e danno un senso di progressione al giocatore. Peccato per il lato tecnico a dir poco dimenticabile. Viene da pensare che, se fosse stato sviluppato sin da subito per PlayStation Vita, probabilmente ora staremmo parlando di una delle migliori esclusive per la portatile Sony, ed invece il prodotto Nosebleed Interactive resta un buon gioco, consigliato comunque e da prendere al volo per chi lo ha riscattato grazie all’Instant Game Collection novembrina. -
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LA FINE

E.N.D. The Movie ne ha di obiettivi ambiziosi. Dal crowfunding finito ieri e che vuole porre attenzione su un cinema di genere che pur avendo avuto i suoi momenti migliori in Italia, proprio nella penisola è crollato miseramente sotto zero per produttori miopi, cineasti forse pavidi e un pubblico drogato da commediole innocue, fino al dire qualcosa di nuovo sugli zombie, che è come sperare che il PD non abbia più correnti o vecchi dirigenti che amino farlo perdere compulsivamente.
Senza nulla togliere a Domiziano Cristopharo – segnatevi questo nome e magari recuperate Red Krokodil, al netto di qualche eccesso è un bel talento, fatelo magari dopo esservi goduti il secondo atto di E.N.D. – al centro di questo progetto c’è un regista di grande valore, che ha già girato Il mistero di Lovecraft e ha conquistato lo scorso Courmayeur Noir In Festival con il cortometraggio Nuit Americhén, un piccolo capolavoro di esaltazione e destrutturazione del genere horror al cinema (e una lezione sull’uso delle luci e sui movimenti di macchina passando per la recitazione di attori bravi come Regina Orioli, Gianmarco Tognazzi e Fausto Sciarappa). Un lavoro che sarebbe un delitto non far diventare un lungometraggio.
E’ lui ad aver supervisionato il primo dei tre corti dei giovani Allegra Bernardoni e Luca Alessandro ed è lui che dal 19 al 23 dicembre dirigerà il terzo capitolo. E’ lui che, almeno a spiare i premi per i contributors sulla pagina di E.N.D. The Movie su indiegogo si “sacrifica” di più, tra dvd, chiacchierate in chat con i fan e molto altro. E’ lui, che era divenuto conosciuto in tutto il mondo per aver coprodotto, codiretto e coscritto quell’altro piccolo capolavoro che è il documentario Stanley and us (per i kubrickiani un dovere vederlo), a credere strenuamente, da sempre, nel racconto cinematografico “de paura”, senza compromessi visivi, produttivi, narrativi. Ed è lui, c’è da giurarci, che a chi ha donato più di 75 dollari ha insistito per regalare disgustosi gadget dal set.
Di quelli che potete vedere sulla pagina facebook del film, dove chi ha finanziato anche solo con 10 dollari il film viene ringraziato. Un “thank you” che sarà inserito anche nei titoli di coda del terzo capitolo con l’eventuale zelfie (il selfie truccato da zombie).E’ un film in tre episodi, ma che racconta una sola storia. Che inizia nel 2010 e finisce nel futuro e, di fatto, segue i protagonisti nella loro lotta contro un virus letale. E fin qui, i più superficiali diranno che in fondo da Romero a Boyle s’è visto tutto. I più aggiornati, magari, per scoraggiarsi e scoraggiarci citeranno anche The Walking Dead. Ecco, a proposito di quella serie geniale che ora arranca più di un morto vivente, la sfida di questo poker di registi è proprio questa: veder crescere gli zombie. Noi, abituati a vederli protagonisti ottusi e di massa in assalti senza strategia a simboli del consumismo, a storie d’umani che sfuggono loro, a brevi battaglie, qui li troviamo protagonisti di una guerra. Che vede vincitori e vinti, oppressori e resistenti. E non è detto – non vogliamo rovinarvi la sorpresa – che alla fine del percorso voi vi troviate buoni e cattivi dove immaginavate. Se vi manca Romero e il suo horror politico, non rimarrete delusi.Tutto inizia in Italia, in un’agenzia delle pompe funebri. In una delle bare della stessa agenzia, peraltro, si vocifera che l’unica donna dietro la macchina da presa abbia schiacciato un pisolino. Mettendo in fuga dei veri clienti, urlanti. Niente in confronto al fatto che una scena di violenza su due donne, in uno dei giorni di lavorazione del secondo capitolo, ha allarmato un ignaro passante che, solerte, ha chiamato i carabinieri. Se nella realtà questi ragazzi sanno far così paura, figuriamoci sul grande schermo.
L’epidemia parte da casa nostra, dunque. Cinque anni dopo una nascita sarà presagio di morte. E poi Z-Sapiens, il terzo capitolo (quello per cui si è fatto il crowfunding) ci porta in un pianeta in cui “qualcuno si è salvato e qualcuno invece è rimasto umano”. Così, per farvi capire da che parte stanno e che non si era detto tutto sui morti viventi. Non ancora.
Appassionati, giornalisti, anonimi hanno tirato su più di 2200 dollari per questo progetto pazzo ed entusiasmante, per chiudere questo terzo atto. E vien voglia che riaprano la “colletta in Rete” per consegnargliene altri.
Magari, per una quota da produttore associato (250 dollari) si potrebbe persino chiedere a Greco di portarci sul set. Siamo sicuri che ne varrebbe la pena. Di essere una delle vittime. Di morire e poi risorgere. E sperare che lo faccia anche il cinema italiano. Horror e non.
Federico Greco, Domiziano Cristopharo, Allegra Bernardoni, Luca Alessandro: horror pro nobis.
Paura, eh?
E.N.D. The Movie, il feature film che farà risorgere (ancora) gli zombie. In Italia

domenica 7 dicembre 2014

IL FATTORE Z

Torneranno gli zombie in casa Bonelli e lo faranno nella giovane collana Le Storie, dove si alternano avventure di ogni genere letterario. Il 12 dicembre 2014 sarà rilasciato l'albo Le Storie n.27, con all'interno il racconto horror intitolato Il fattore Z, ambientato in una Manhattan che è stata devastata da una terribile apocalisse zombie!
La protagonista Helen, pur di sopravvivere a questo disastro totale, dovrà affrontare l'inferno. Il soggetto e la sceneggiatura di questa avventura spericolata sono stati scritti da Giovanni Gualdoni, mentre le tavole interne sono state disegnate da Marco Bianchini, artista che vi stupirà per il suo stile realistico e per la cura maniacale con cui ha affrontato il progetto.
Sarà una storia classica di sopravvivenza? E' proprio quello che si aspettano i fan di questo genere. Pertanto, è scontato consigliare questo fumetto a tutti coloro che seguono The Walking Dead (fumetto e serie tv di Robert Kirkman) o sono rimasti affascinato dallo strepitoso videogioco The Last of Us. Il fattore Z è un racconto caratterizzato da atmosfere urbane, dove una città come New York può diventare una trappola mortale, ancor più pericolosa della stessa epidemia zombie...
La copertina dell'albo è stata realizzata da Aldo Di Gennaro, il quale si è concentrato sulla figura di Helen, una ragazza che appare fredda, spietata e pronta a tutto. Alle sue spalle vediamo una vetrata che sta per cedere a causa della spinta violenta di una mandria di morti viventi affamati.

LAZZARO,ALZATI E PICCHIA

Abbiamo visto giochi di ogni genere, ma il nuovo picchiaduro arrivato sul Play Store riesce a conquistare l’interesse di chi saprà apprezzare il suo spiccato lato umoristico. Stiamo parlando di Fist Of Jesus, il game famoso per la versione disponibile già da tempo per PC. Adesso Gesù ed il suo “fedele” compagno Giuda arrivano anche sul vostro dispositivo del robottino verde e affrontano una strana ondata di zombie. I non morti hanno invaso il mondo dopo la resurrezione di Lazzaro che, a quanto pare, non è andata a buon fine. L’abitante di Betania non solo “si alzò e camminò”, ma iniziò anche a cibarsi della popolazione presente, trasformando le vittime in zombie!
Il gioco potrà essere dunque apprezzato solo da chi riuscirà a digerire, con una risata, il lato blasfemo di Fist Of Jesus. Se non vi dispiace vestire i panni di questi due bizzarri e divini eroi, potrete immergervi in delle epiche battaglie in cui i protagonisti useranno pugni, calci e armi varie per annientare zombie ed anche animali che intralceranno il loro percorso. Un game abbastanza splatter che vi permetterà di ammazzare ogni essere vivente e non che ostacolerà la missione dei personaggi principali di Fist Of Jesus. Il gioco include 60 livelli pieni di umorismo, tonnellate di zombie, mini-boss e boss, equipaggiamenti di ogni tipo, punizioni divine e molto altro. Il tutto condito da una musica di accompagnamento simpatica e da effetti sonori.
Fist Of Jesus-1